In Italia il tumore dell’endometrio, che attualmente interessa circa 122.600 donne, ha provocato 3.100 decessi nel 2021. Soprattutto nelle fasi avanzate di malattia, le opzioni terapeutiche sono limitate e poco efficaci.
Da oggi le pazienti in progressione dopo un trattamento a base di platino e con un sottotipo particolare di neoplasia, cioè con deficit del sistema di mismatch repair ed elevata instabilità dei microsatelliti, hanno, però, un’arma in più per contrastare la patologia.
L’ente regolatorio italiano ha, infatti, approvato dostarlimab, un anticorpo monoclonale umanizzato, della classe delle immunoglobuline G4, che inibisce il recettore di morte programmata 1 (Programmed death, Pd-1) presente sui linfociti T, ripristinando la loro attività antitumorale.
Lo studio Garnet
La molecola, già approvata negli Stati Uniti e in Europa, in entrambi i casi nell’aprile del 2021, ha ricevuto il via libera nel nostro Paese sulla base dello studio Garnet, condotto su donne con carcinoma endoteliale con deficit del sistema di mismatch repair ed elevata instabilità dei microsatelliti.
I risultati hanno dimostrato che il 16,1% delle pazienti ha raggiunto una risposta completa e il 29,4% una risposta parziale, mentre il 14,7% ha ottenuto una stabilizzazione della malattia.
Nel complesso, 6 pazienti su 10 hanno mantenuto il controllo della patologia dopo oltre due anni, per la precisione dopo 27,6 mesi.
Il dibattito sulla terapia
Sulla scia di questa innovazione terapeutica, Motore Sanità ha organizzato il convegno “Immunoncologia al femminile: focus on carcinoma endometriale”, che ha fatto tappa in varie regioni italiane, raccogliendo i commenti e i suggerimenti degli specialisti.
«Questa terapia ha aperto una nuova prospettiva, che richiede la selezione dei casi eleggibili e l’aggiornamento dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali», dichiara Gianni Amunni, coordinatore della Rete Oncologica della Regione Toscana.
Clelia Madeddu, professore associato di Oncologia Medica all’Università di Cagliari, aggiunge: «l’immunoterapia rappresenta un nuovo ed efficace strumento terapeutico contro il tumore dell’endometrio, ma il sistema sanitario deve lavorare, come ha già fatto nel caso di altre neoplasie, per creare modelli in grado di sfruttare al meglio questo trattamento».
Dal Veneto arriva la voce di Valentina Guarneri, professore ordinario e direttore della scuola di specializzazione in Oncologia Medica dell’Università di Padova: «questa terapia è attualmente approvata come trattamento di seconda linea, ma sono in corso degli studi per impiegarla anche come trattamento di prima linea.
Si stanno, inoltre, svolgendo sperimentazioni volte ad ampliare il numero di pazienti che possono beneficiare dell’immunoterapia, attraverso strategie di combinazione mirate ad aumentare l’immunogenicità tumorale».
Paola Arosio