Premio SIMI ai giovani ricercatori

(foto di Michal Jarmoluk da Pixabay)

La Società Italiana di Medicina Interna ha indetto la prima edizione del premio “Giovani ricercatori”, rivolto agli under 40. Quattro i vincitori con altrettanti progetti, ognuno dei quali ha ottenuto un finanziamento di 25 mila euro.

Teresa Vanessa Fiorentino, professore associato di Medicina Interna all’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro, ha presentato un progetto di ricerca incentrato su diabete di tipo 2 e patologia cardiovascolare, concentrandosi sul recettore FXR (farnesoid x receptor), espresso da fegato e intestino, che sembra avere un effetto cardioprotettivo in pazienti con diabete di tipo 2.
L’acido obeticolico, agonista di FXR, migliora il controllo glicemico nei soggetti con diabete di tipo 2, sebbene non se ne conoscono i meccanismi d’azione. L’ipotesi è che i soggetti in prediabete e con diabete di tipo 2 e associate malattie cardiovascolari abbiano una bassa espressione di FXR e una barriera intestinale non integra e che l’acido obeticolico possa essere una buona soluzione di trattamento.
La dott.ssa Fiorentino si concentrerà quindi sulla relazione tra diabete di tipo 2 e comparsa di disturbi cardiovascolari, approfondendo anche il ruolo dello stress del reticolo endoplasmatico, che sembra in grado di compromettere l’integrità della barriera intestinale.

Devis Benfaremo, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari dell’Università Politecnica delle Marche, si è focalizzato sull’uso delle cellule mesenchimali da cordone ombelicale per il trattamento della malattia polmonare interstiziale associata a sclerodermia, malattia autoimmune con prevalenza in Europa di 8-20 casi ogni milione di adulti.
Esistono evidenze di efficacia dell’infusione di cellule mesenchimali per il trattamento della fibrosi polmonare su modello animale.
Basandosi su questi risultati, Benfaremo intende avviare uno studio prospettico di fase II su 12 pazienti con malattia interstiziale polmonare associata a sclerosi sistemica per valutare la sicurezza di questa via di trattamento. Si valuterà, inoltre, l’impatto della terapia cellulare su fibrosi polmonare e cutanea e su funzionalità fisica e qualità di vita.

Salvatore Silvio Piano, ricercatore presso l’Università Azienda Ospedaliera di Padova, è stato premiato per il progetto GLOBALAKI, che indaga la relazione tra danno renale e cirrosi epatica con uno studio prospettico multicentrico internazionale al quale al momento hanno aderito 82 centri nel mondo. L’idea è arrivare a includere nello studio 1250 soggetti.
Nello specifico, si intende individuare le caratteristiche cliniche e la prevalenza di questa condizione nei vari Paesi del mondo, valutando le tipologie di trattamento adottate e gli esiti del danno renale acuto in pazienti con cirrosi e cercando di individuare nuovi biomarcatori urinari in danno renale acuto in questo contesto.

Rosanna Villani, ricercatrice presso l’Università di Foggia, si è concentrata sul ruolo del fegato nell’immuno-metabolismo che si attiva durante la sepsi. Di origine microbica, la sepsi uccide ancora oggi almeno 5 milioni di persone l’anno nel mondo, nonostante i tanti avanzamenti nelle terapie antibiotiche e nella gestione dell’antibiotico-resistenza.
La prognosi sembra essere influenzata anche da alterazioni nel metabolismo energetico delle cellule del sistema immunitario.
Il fegato ha un ruolo centrale nella regolazione del metabolismo in corso di infiammazione e sembra orchestrare gli adattamenti metabolici in corso di sepsi. Per questo lo studio sarà condotto su modelli di cirrosi epatica.

Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Medicina Interna, ha commentato i riconoscimenti: «abbiamo ricevuto un numero di proposte di ricerca di notevole livello scientifico che eccedeva quello delle risorse disponibili. Questo sottolinea come la ricerca italiana nel campo della medicina interna abbia raggiunto livelli d’eccellenza internazionale che meritano il massimo supporto finanziario possibile.
La SIMI si impegnerà nei prossimi anni a trovare altre risorse per continuare a finanziare le ricerche dei giovani internisti ma è anche indispensabile che accanto ai finanziamenti privati si affianchino quelli pubblici per evitare la fuga all’estero di questi cervelli che costituiscono un patrimonio nazionale».

Stefania Somaré