Tumore al colon-retto, nuova strategia contro metastasi al fegato

Il tumore del colon-retto, uno dei più frequenti nel mondo, in Italia si colloca al secondo posto per incidenza. Le campagne di screening, con il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, e i progressi negli ambiti chirurgico, radioterapico, oncologico hanno migliorato le odierne possibilità di cura. Tuttavia, la mortalità della malattia, spesso associata alla diffusione di cellule maligne in altri siti, a cominciare dal fegato, è purtroppo ancora elevata.

Ecco perché gli sforzi di vari ricercatori si sono concentrati proprio nella prevenzione delle metastasi epatiche. In proposito, è stato di recente sperimentato l’interferone alfa, un farmaco immunoterapico con elevata attività antitumorale, il cui successo è stato, però, limitato dal fatto che, quando viene somministrato per via sistemica e a dosi elevate, provoca gravi effetti collaterali, incompatibili con la prosecuzione della terapia.

Somministrazione di interferone

Per cercare di ovviare a ciò, Giovanni Sitia, capogruppo dell’unità di Epatologia sperimentale dell’ospedale San Raffaele di Milano, in collaborazione con Luca Guidotti, vice-direttore scientifico della struttura e professore ordinario di Patologia generale all’Università Vita-Salute San Raffaele, ha condotto, con il contributo della Fondazione Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), uno studio preclinico pubblicato su eLife.

I ricercatori hanno inoculato in topi di età compresa tra 8 e 10 settimane, con tumore primitivo del colon-retto, interferone alfa a basse dosi e a lento rilascio, nel periodo immediatamente precedente l’intervento chirurgico di escissione della neoplasia primitiva e durante l’operazione stessa, considerata un momento favorevole per la disseminazione metastatica. Un innovativo approccio peri-operatorio, dunque, che si è dimostrato efficace nell’inibire la proliferazione di metastasi al fegato.

«I meccanismi mediati dall’interferone alfa, grazie ai quali è stato possibile ottenere questo risultato, sono molteplici», spiega Sitia. «All’inizio il farmaco agisce costruendo delle vere e proprie barriere fisiche vascolari sulle cellule endoteliali del fegato, che impediscono preventivamente la colonizzazione e la crescita metastatica. In seguito, la molecola favorisce la risposta immunitaria contro le metastasi, conferendo protezione a lungo termine senza causare effetti collaterali di rilievo».

Verso gli studi clinici

«Gli esiti della ricerca forniscono una prova incoraggiante dell’efficacia e della sicurezza della strategia», commenta Sitia. «È ora necessario valutare, tramite ulteriori studi, quali pazienti con tumori primitivi del colon-retto potrebbero effettivamente beneficiare di questa terapia. Il primo passo è, dunque, quello di preparare la sperimentazione clinica, che potrebbe cominciare tra qualche anno».

Paola Arosio