SGLT2I e DPP4I, quale protegge di più il cuore?

Al momento i soggetti con diabete diagnosticato al mondo sono circa 422 milioni (dati: OMS), concentrati soprattutto nei paesi a basso e medio reddito: un esercito di pazienti che necessitano di cure per mantenere costanti i livelli di glucosio del sangue e ridurre al massimo gli effetti collaterali di questa patologia che, nel tempo, tende a ledere reni, vista, circolazione in generale e cuore.
Negli ultimi anni sono stati immessi sul mercato nuove classi di antidiabetici che sembrano avere, oltre a effetto sulla glicemia, anche benefici su altri aspetti metabolici.

Uno studio retrospettivo anglo-cinese si concentra in particolare sull’uso del SGLT2I (inibitore della proteina cotransporter 2 di sodio/glucosio) e del DPP4I (inibitore della dipeptidil peptidasi 4) in una popolazione cinese, valutandone il tasso corrispettivo di eventi avversi cardiovascolari maggiori, tra cui l’infarto del miocardio e l’insufficienza cardiaca.
Il team di ricercatori intende colmare una lacuna presente in letteratura, dove la relazione tra i farmaci sopra citati e gli eventi avversi cardiovascolari nella popolazione cinese è ancora poco indagata. È noto che ci possano essere differenze nella reazione di etnie diverse a uno stesso farmaco ed è quindi importante valutarla attentamente.

Gli autori hanno utilizzato informazioni presenti nel sistema Clinical Data Analysis and Reporting System (CDARS), un database che centralizza le informazioni mediche di pazienti di vari ospedali locali, coprendo un ampio territorio.
Scopo del sistema, dare modo ai ricercatori di studiare i dati e di individuare informazioni mediche comprensibili riguardo alle caratteristiche cliniche dei pazienti, la diagnosi delle patologie, i risultati di laboratorio e i trattamenti farmacologici.
Lo studio seleziona in tutto 41,994 pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 e trattati con SGLT2I o DPP4I.
Partendo dalle cartelle cliniche di questi soggetti, gli autori hanno individuato quelli contemporaneamente affetti da scompenso cardiaco o che hanno avuto nel tempo un infarto del miocardio, per poi cercare relazioni con l’uso del farmaco antidiabetico.
Lo studio mette in evidenza il potere protettivo di SGLT2I nei confronti del cuore, proponendo anche alcune ipotesi per spiegarlo al meglio.
La prima è che il farmaco abbia degli effetti modulatori sui tuboli prossimali, di fatto riducendo lo stress a livello delle camere cardiache. Alcuni studi sostengono, inoltre, che questa molecola lavori in particolare sui fluidi interstiziali, favorendone lo scarico, senza alterare il volume intravascolare, il che è noto avere un effetto protettivo contro lo scompenso cardiaco.

Infine, si suppone che l’uso di SGLT2I possa attivare una serie di pathway biochimici protettivi. Di fatto, la mortalità per malattia cardiaca è risultata essere minore nel gruppo di pazienti che hanno assunto SGLT2I rispetto a quelli che hanno assunto DPP4I, il che suggerisce di preferire questo farmaco per la cura del diabete, in particolare in soggetti predisposti a sviluppare patologia cardiovascolare. Lo studio è pubblicato in open source su “ESC Heart Failure”.
Studio: Zhou J, Lee S, Leung KSK, Wai AKC, Liu T, Liu Y, Chang D, Wong WT, Wong ICK, Cheung BMY, Zhang Q, Tse G. Incident heart failure and myocardial infarction in sodium-glucose cotransporter-2 vs. dipeptidyl peptidase-4 inhibitor users. ESC Heart Fail. 2022 Feb 7. doi: 10.1002/ehf2.13830. Epub ahead of print. PMID: 35132823

Stefania Somaré