Prevenzione del tumore al seno, al via nuovo studio

Tamoxifene, dieta e attività fisica sono gli ingredienti di questo studio, che ha coinvolto pazienti ad alto rischio di sviluppare il carcinoma alla mammella.

Il tumore al seno è il primo tumore per incidenza nella donna, colpendone una ogni nove, con una percentuale di rischio che cresce con l’età e diventa massima dopo la menopausa. L’esperienza clinica e la letteratura sottolineano che la prevenzione gioca un ruolo estremamente importante in questo tumore, soprattutto in quei soggetti che presentano una predisposizione alla malattia.

Qual è l’approccio preventivo migliore? Grazie a fondi del PNRR, è recentemente partito uno studio randomizzato ad hoc, chiamato TOLERANT (Low dose TamOxifen and Lifestyle changes for bReast cANcer prevenTion), che approfondirà l’efficacia di una combinazione di farmaco, dieta e attività fisica.

Lo studio TOLERANT

Uno studio tutto italiano che vede come capofila l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e come collaboratori l’Ospedale Galliera di Genova, l’Istituto Oncologico Veneto di Padova e l’Istituto Nazionale Tumori G. Pascale di Napoli. Data la natura multidisciplinare del tema in gioco, saranno coinvolti in questo lavoro medici genetisti, oncologi e nutrizionisti.

TOLERANT prenderà in considerazione, in particolare, l’uso a basse dosi del tamoxifene come agente che contrasta lo sviluppo del tumore al seno. Le donne coinvolte devono essere sane, ma portatrici di mutazioni genetiche che supportano la formazione di carcinoma della mammella, oppure con un fattore di rischio di sviluppare questo tumore a 10 anni superiore del 5%.

Possono inoltre accedere donne che abbiano già ricevuto diagnosi di neoplasia in situ della mammella negli ultimi 3 anni.
Essendo uno studio randomizzato, le partecipanti saranno divise in 4 gruppi: tutte assumeranno tamoxifene a basse dosi, ma le donne del secondo gruppo vi assocerà una restrizione calorica 2 giorni la settimana, quelle del terzo gruppo vi aggiungerà l’attività fisica con misurazione dei passi giornalieri, mentre le partecipanti il quarto gruppo seguiranno sia l’attività fisica che la restrizione calorica.

L’intento è capire quale di queste modalità preventive abbia maggior impatto sui diversi marcatori di rischio, in particolare sul livello di proteina globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG) nel sangue dopo 6 mesi. Inoltre, si valuteranno gli effetti dell’approccio sul microbioma intestinale.

Il farmaco coinvolto

Il tamoxifene, usato con dose di 5 mg al giorno, è dimostrato avere un effetto positivo sull’abbassamento del rischio di sviluppare tumore al seno, come conferma Bernardo Bonanni, direttore della Divisione di Prevenzione e Genetica Oncologica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano: “è ampiamente dimostrato che il tamoxifene, anche a basse dosi, può ridurre il rischio di sviluppare tumori al seno e può modificare favorevolmente diversi biomarcatori noti di rischio mammario.
In particolare aumenta i livelli di SHBG: più sono alti i livelli di questa proteina più è basso il rischio di insorgenza di tumore al seno. Inoltre, è provato che l’aumento di peso accumulato durante l’età adulta innalza il rischio di tumore mammario e che questo rischio può essere modificato mediante attività fisica regolare e dieta adeguata.
Per questo abbiamo pensato di abbinare farmaco e riduzione del peso, con l’aspettativa di ottenere un effetto preventivo potenziato, oltre che contribuire a migliorare la qualità di vita delle donne partecipanti”.

Grazie agli esiti di questo lavoro i clinici potranno mettere a punto una strategia preventiva efficace.