Nuovo anticorpo monoclonale contro il mieloma multiplo difficile

(immagine: Nephron, Wikipedia)

Cronicizzare la malattia, allungare sempre più il tempo senza recidive e con una migliore qualità di vita nel paziente affetto da mieloma multiplo, anche in caso di forme più aggressive, recidivate e refrattarie (RRMM) a precedenti trattamenti.
A questi obiettivi sembra rispondere una nuova terapia, isatuximab, disponibile in Italia, un anticorpo monoclonale (mAb) diretto contro CD-38 che si somministra per via endovenosa in combinazione con pomalidomide e desametasone (pom-dex).

Terapia che è indicata in pazienti adulti già sottoposti ad almeno due linee di trattamento, tra cui lenalidomide e un inibitore del proteasoma, e in progressione di malattia in corso dell’ultima terapia. L’associazione dei tre farmaci ha dimostrato di ridurre significativamente il rischio di progressione di malattia o di morte rispetto al solo regime pom-dex.

Come funziona

Questo anticorpo monoclonale si lega al recettore CD38, un bersaglio altamente e uniformemente espresso sulla superficie delle cellule del mieloma multiplo. Diversi studi scientifici ne hanno dimostrato l’efficacia: ICARIA-MM, studio clinico registrativo internazionale di fase 3, pubblicato su The Lancet, cui hanno partecipato anche 8 centri italiani con l’arruolamento di 24 dei 307 pazienti complessivi, fa osservare che isatuximab, combinato a terapia, migliora in maniera significativa la sopravvivenza libera da progressione di malattia, di cui il risultato finale di sopravvivenza sarà reso disponibile nei prossimi mesi, rispetto a un trattamento con solo pom-dex. Ovvero dallo studio si evince un significativo beneficio clinico anche in alcuni sottogruppi di pazienti particolarmente fragili, di età pari o superiore a 75 anni o con insufficienza renale.

«I risultati dello studio», dichiara Paolo Corradini, direttore della Divisione di Ematologia, Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ordinario di Ematologia presso l’Università degli Studi di Milano, «consentono di dire che oggi disponiamo di un trattamento in più, in grado di portare un reale beneficio in termini di prolungamento della sopravvivenza e di qualità di vita, anche nei pazienti particolarmente fragili e pretrattati».

Un’analisi intermedia, di cui sono già disponibili i risultati, attesta un importante beneficio in termini di sopravvivenza derivante dalla combinazione isatuximab pom-dex rispetto al controllo. Mentre lo studio clinico registrativo di fase 3 IKEMA mostra dati di efficacia dell’anticorpo monoclonale anche in seconda linea di trattamento: un risultato importante che permette di anticipare nel continuum terapeutico del MM l’utilizzo di questa nuova opzione e allargare il numero di pazienti che ne possono beneficiare.

In particolare, la combinazione di isatuximab con carfilzomib e desametasone (regime standard di cura) dimostra di ridurre il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto allo standard, facendo inoltre osservare livelli non rilevabili di MM in una percentuale significativa di pazienti.
Lo scorso aprile la Commissione Europea, in funzione dei risultati emersi, ha approvato l’indicazione di isatuximab per il trattamento del MM recidivato o refrattario in seconda linea, attesa in Italia per il prossimo anno.

L’importanza della presa in carico

Una metanalisi e uno studio del 2020 condotto dall’International Myeloma Foundation sui costi diretti e indiretti del MM fa rilevare che questi ultimi sono associabili per pazienti e caregiver al burden economico di visite in ospedale, riduzione delle ore lavorative e all’anticipo della pensione, con una perdita di produttività stimata tra 290.601 euro (in Spagna) e 308.000 euro (in Germania).

«È di fondamentale importanza», precisa Aurelio Luglio, consigliere di AIL – Associazione contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, sezione di Bologna, «che i pazienti con MM abbiano accesso ai migliori trattamenti disponibili secondo un percorso di cura e protocolli basati su solide evidenze cliniche che possano assicurare il più lungo periodo di sopravvivenza possibile e una qualità di vita dignitosa».

Il mieloma multiplo resta, a oggi, il secondo tumore del sangue più diffuso al mondo: si stimano in Europa ogni anno circa 39 mila nuove diagnosi con una previsione in crescita dai 35mila nuovi casi all’anno del 2015 a 43mila entro il 2030. Secondo i dati diffusi dall’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) in Italia dal 2014 al 2019 si è assistito a un aumento del 9% di nuovi casi, passati da 5.200 a 5.700, di cui 3.000 uomini e 2.700 donne.

Fonti
Attai M, Richardson PG, Rajkumar SV et al. Isatuximab plus pomalidomide and low-dose dexamethasone versus pomalidomide and low-dose dexamethasone in patients with relapsed and refractory multiple myeloma (ICARIA-MM): a randomised, multicentre, open-label, phase 3 study. Lancet. 2019; 394: 2096-107
Moreau P, Dimopoulos MA, Mikhael J et al., Isatuximab, carfilzomib, and dexamethasone in relapsed multiple myeloma (IKEMA): a multicentre, open-label, randomised phase 3 trial, The Lancet, Volume 397, Issue 10292, 2021, Pages 2361-2371, ISSN 0140-6736

Francesca Morelli