AIFA, presentato il report sull’uso dei farmaci negli anziani

Prescrivere meno e meglio, è il messaggio del rapporto “L’uso dei farmaci nella popolazione anziana in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali con il coordinamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il volume è articolato in sei capitoli e due appendici, per un totale di oltre 200 pagine fitte di dati, grafici, tabelle.

Stando al documento, nel 2019 la quasi totalità (98%) degli over 65 ha ricevuto almeno una prescrizione farmacologica.
In media, ciascun anziano ha assunto tre dosi di medicinali al giorno, con una spesa annua di circa 660 euro (593 al Nord, 759 al Sud).

Uno su tre arriva a consumare dieci o più farmaci contemporaneamente, con gli uomini che mostrano un consumo maggiore rispetto alle donne.

In cima alla classifica dei medicinali più prescritti si collocano quelli per il sistema cardiovascolare, in particolare gli antipertensivi, seguiti da quelli gastrointestinali e per il metabolismo, dagli antibatterici e da quelli per il sangue e gli organi emopoietici.

Dal diabete alla demenza

Per quanto riguarda le patologie croniche, sono stati analizzati pazienti over 65 che utilizzano farmaci contro diabete, demenza, broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia di Parkinson, rilevando spesso l’impiego non appropriato di medicinali in associazione. Per esempio, negli assistiti in trattamento con farmaci per la demenza si evidenzia spesso la concomitante assunzione di alte dosi di medicinali psicotropi (antidepressivi, antipsicotici, antiepilettici), prescritti in modo inappropriato per tenere sotto controllo i disturbi comportamentali.

Pericolose associazioni

Del resto, i farmaci che, se prescritti in associazione, possono generare interazioni sono numerosi. Per esempio, è stato evidenziato che il 6,6% dagli anziani assume due o più farmaci che insieme aumentano il rischio di sanguinamento gastrointestinale e che il 9,5% prende medicinali la cui assunzione contemporanea incrementa il rischio di insufficienza renale. Inoltre, l’1,06% utilizza gli antidepressivi triciclici che possono causare effetti collaterali cognitivi, cardiaci, neurologici e urinari, anche gravi.

Gli effetti del Covid

Durante il periodo pandemico negli anziani è stata osservata una diminuzione del consumo degli antibiotici e dei Fans, probabilmente perché le norme finalizzate a contenere la diffusione del virus, come il lavaggio delle mani e l’uso della mascherina, hanno ridotto la trasmissione di patologie delle alte e basse vie respiratorie. Per contro, è stato registrato un aumento del consumo di anticoagulanti, probabilmente utilizzati per prevenire o trattare tromboembolie correlate al Covid.

Territorio e ospedale

Non manca una parte dedicata ai luoghi assistenziali. Per quanto riguarda il territorio, l’attenzione è stata focalizzata sulla prevenzione secondaria delle malattie croniche.
E il quadro che emerge non è rassicurante, se è vero che tre anziani su quattro con pregressa frattura vertebrale o femorale non ricevevano alcun trattamento con farmaci anti-osteoporotici e che oltre un anziano su quattro affetto da fibrillazione atriale con pregresso ictus non era in terapia con anticoagulanti orali.

Tra le corsie degli ospedali, invece, dove sono stati analizzati i reparti di medicina interna e geriatria, è emerso un elevato uso di farmaci sia durante la degenza sia in dimissione, che spesso finiscono per provocare un allungamento dell’intervallo Qt e il rischio di emorragie gastrointestinali.

«In gran parte dei casi durante il ricovero non vengono ancora effettuate le necessarie attività di riconciliazione e revisione terapeutica», lamenta Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, «ed è, quindi, opportuno promuoverle, standardizzarle e implementarle».

Anche residenze assistenziali

Per quanto concerne le residenze sanitarie assistenziali, l’analisi ha esaminato cinque regioni (Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria) nel 2019. In queste strutture sono state consumate ogni giorno 2.855 dosi di farmaci per posto letto. Tra le sostanze più comunemente utilizzate, oltre ai farmaci cardiovascolari (36,5% dei consumi), figurano gli psicotropi. «Nonostante la comune presenza di disturbi neuro-psichiatrici negli anziani istituzionalizzati, va comunque sottolineato che l’impiego di queste molecole è spesso associato a severi eventi avversi», ha ribadito Magrini.

A tirare le fila è stato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità: «Questo rapporto rappresenta uno strumento prezioso per promuovere interventi e progetti mirati a migliorare l’uso dei farmaci negli anziani. Spesso la deprescrizione farmacologica, ovvero la riduzione del numero dei principi attivi prescritti, è auspicabile per garantire maggiori sicurezza e appropriatezza delle cure. Non sempre, infatti, la prescrizione di numerosi medicinali corrisponde a più salute».

Paola Arosio