Implementazione di un programma di assistenza farmaceutica per pazienti con epatite C in terapia con farmaci antivirali

La disponibilità di farmaci antivirali ad azione diretta (DAAs, direct-acting antiviral agents) ha rivoluzionato la terapia dell’infezione da epatite C. Questi farmaci, la cui durata del trattamento è generalmente di 12 settimane, sono in grado di indurre una risposta virologica sostenuta (SVR) superiore al 90% nella maggior parte delle categorie di pazienti senza l’aggiunta di interferone PEGilato (PEG-INF).

Grazie all’elevata efficacia e alla buona tollerabilità, nuovi approcci terapeutici che prevedono il trattamento con DAAs in regime IFN-free (senza l’associazione con interferone) si stanno affermando come nuovo standard di cura in diversi paesi Europei.

Background

La rapida adozione dei farmaci antivirali ad azione diretta per l’epatite C nella pratica clinica quotidiana ha limitato l’acquisizione di dati sul loro reale profilo di efficacia e sicurezza in specifiche categorie di pazienti. D’altro canto, l’alto costo di questi trattamenti richiede un’attenta selezione dei pazienti e dei regimi terapeutici da adottare.

Da qui nasce l’esigenza di implementare un programma di assistenza farmaceutica dei pazienti con epatite C, mirato ad ottimizzare i risultati sanitari nonché le risorse per questi trattamenti. Il farmacista ospedaliero è l’ultimo professionista sanitario ad assistere il paziente prima dell’inizio della terapia e, come tale, può giocare un ruolo chiave nella gestione e nel monitoraggio di quest’ultima.

Scopo

Lo scopo del lavoro di Campos Fernández de Sevilla e colleghi è stato quello di illustrare l’attuazione di un programma di assistenza coordinato dal farmacista clinico e destinato a pazienti con epatite C trattati con DAAs.

Materiali e metodi

Uno studio retrospettivo è stato condotto tra il 1° Aprile 2015 e il 28 Febbraio 2016 nel dipartimento di farmacia di un unico centro ospedaliero universitario spagnolo. Nello studio sono stati inseriti pazienti maggiorenni, con infezione da epatite C confermata e trattata con DAAs.

Dall’inizio della terapia fino a 12 settimane dopo il suo completamento, il farmacista ospedaliero ha attuato misure interventistiche mirate alla convalida delle prescrizioni antivirali, al rilevamento di interazioni farmacologiche e riduzione/prevenzione di possibili effetti collaterali, al rilevamento di eventi avversi da farmaci e riduzione di eventuali tossicità, e all’educazione dei pazienti per migliorare l’aderenza terapeutica al trattamento.

L’attività di assistenza farmaceutica è stata documentata attraverso registri elettronici e successivamente valutata in termini di efficacia e sicurezza del trattamento antivirale, aderenza al trattamento, impatto e rilevanza clinica degli interventi farmaceutici (PIs) attuati attraverso un codice specificatamente designato allo scopo.

Risultati

Nello studio sono stati inclusi 128 pazienti, i quali hanno ricevuto almeno una dose di DAA. Il tasso complessivo di SVR a 12 settimane è stato del 96,1% nell’analisi intention to treat (comprendente la popolazione totale) e del 98% nei pazienti naïve al trattamento. Il 2,3% dei pazienti ha sospeso il trattamento.

La verifica diretta della contabilità delle compresse di farmaco antivirale rimanenti e le registrazioni della distribuzione del farmaco ad ogni visita hanno dimostrato un’aderenza al trattamento elevata, con valori rispettivamente del 96,4% e 91,1%. Solamente 2 pazienti hanno sospeso il trattamento per mancata aderenza alla terapia.

Eventi avversi da farmaci (ADEs), per lo più di grado 1 o di grado 2, si sono manifestati nel 90,6% dei pazienti. Il farmacista ha attuato 149 interventi farmaceutici (Pharmaceutical Interventions, PIs) per ridurre o eliminare i risultati negativi del farmaco (Negative Results of the Drug, NDRs). Sono state identificate 165 interazioni farmacologiche in 87 pazienti, ed il farmacista è dovuto intervenire nel 46,3% dei casi. Inibitori di pompa protonica (17,6%), ipertensivi (16,4%), erbe medicinali (10,9%) e anti-lipidici (6,7%) sono le classi di farmaci che hanno dimostrato il maggior rischio di interazione col trattamento antivirale.

Durante il periodo di studio, i farmacisti hanno offerto 565 consulenze, con un totale di 324 interventi (PIs) effettuati per 108 pazienti (2,53 PIs/paziente), l’87,5% dei quali è stato accettato dai medici e/o pazienti. Il 35,5% dei PIs sono stati effettuati per evitare problemi correlati ai farmaci; il 46,0 % e il 54,0% dei PIs sono stati attuati rispettivamente per risolvere o prevenire NRDs.

L’80,9% dei NDRs sono stati migliorati o eliminati in seguito all’attuazione delle misure proposte dal farmacista (p ≤ 0,001). Il 97,3% delle misure preventive sono state accettate ed hanno avuto esito positivo, anche se in maniera statisticamente non significativa. In base al sistema di valutazione implementato, il 27,5%, l’83,3% e il 6,2% degli interventi farmaceutici hanno avuto un impatto rispettivamente sull’efficacia, la sicurezza e l’efficienza delle terapie antivirali.

Take home message

Campos Fernández de Sevilla e colleghi individuano nel farmacista clinico una risorsa fondamentale per migliorare l’assistenza sanitaria. Nello specifico, l’implementazione di un programma di assistenza farmaceutica in pazienti con epatite C trattati con antivirali ad azione diretta potrebbe ottimizzare l’uso di questi trattamenti, migliorando la sicurezza di tali terapie.
Il lavoro presenta tuttavia alcune limitazioni legate alla natura retrospettiva dello studio, la bassa numerosità del campione e alla mancanza di un gruppo di controllo per confrontare i risultati.

Articolo recensito
“Implementation of a pharmaceutical care program for patients with hepatitis C treated with new direct-action antivirals”. Int J Clin Pharm. 2019 Apr;41(2):488-495.

Autori
Campos Fernández de Sevilla MÁ, Gallego Úbeda M, Heredia Benito M, García-Cabrera E, Monje García B, Tovar Pozo M, Delgado Téllez de Cepeda L, Iglesias-Peinado I.

PubMed link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31028599

Bibliografia

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