Gestione del paziente nefropatico, ruolo del farmacista ospedaliero

Con i suoi quasi 850 milioni di pazienti nel mondo, numero in costante crescita, la malattia renale cronica è tra le prime cause di disabilità e morte, sebbene oggi, rispetto a una volta. le terapie disponibili permettano a un malato in fase finale di malattia di vivere più a lungo. Si parla di dialisi e trapianto di rene. In Italia la sua incidenza è simile a quella nel mondo, pari al 10% circa. Tra i problemi determinati da questa malattia cronica c’è anche la difficoltà dei pazienti di eliminare i residui di farmaci necessari per le cure di altre malattie, il che determina spesso eventi farmaco-correlati.

Secondo un gruppo di ricerca turco questo problema potrebbe essere ridotto con l’intervento del farmacista ospedaliero e la relativa riconciliazione dei farmaci utilizzati da un paziente. Questi ricercatori hanno quindi allestito uno studio interventistico prospettico, coinvolgendo 269 pazienti ricoverati nel reparto di Nefrologia dell’ospedale Ibn-i Sina, afferente all’Ankara University School of the Medicine. Tutti i soggetti sono in uno stadio di malattia pre-dialisi. Il reparto coinvolto ha, invece, 34 posti letto ed è gestito da 10 nefrologi e 17 infermieri.
Lo studio prevede il coinvolgimento del farmacista ospedaliero nella gestione dei pazienti del reparto per prevenire e gestire al meglio gli eventi farmaco-correlati: a tal fine, per tutto il periodo dello studio, un farmacista ha valutato quotidianamente insieme al medico di turno i risultati degli esami dei pazienti e le terapie farmacologiche e non utilizzate. In presenza di un evento farmaco-correlato, invece, il farmacista ha fornito il proprio consiglio al medico prescrittore.

Nel periodo di riferimento, il 50,7% dei problemi individuati dal farmacista clinico sono relativi all’utilità/efficacia di un dato farmaco, magari prescritto senza reale necessità, mentre il 43,9% alla sua sicurezza in un paziente nefropatico. Le cause principali di eventi correlati all’assistenza si sono rivelati essere la scelta di una dose errata (34,7%) oppure la prescrizione di un farmaco inappropriato o che andasse in contrasto con altre sostanze assunte dal paziente, come integratori o similari. In tutto, nel periodo dello studio si sono verificati 205 eventi farmaco correlati, 147 risolti, 4 risolti parzialmente, 48 non risolti e 6 dagli esiti non noti.

Un altro dato interessante riguarda l’accoglienza del servizio da parte di medici e pazienti del reparto: nella maggior parte dei casi le indicazioni fornite dal farmacista sono state accolte di buon grado, mentre così non è stato nel 4,9% degli eventi. Questo esito è importante, perché prima dello studio nel reparto di Nefrologia dell’ospedale coinvolto non c’era un servizio di affiancamento delle terapie da parte di un farmacista ospedaliero e i ricercatori erano interessati a capire come sarebbe stato accolto. In questo lavoro, pubblicato su “BMC Nephrology”, ha avuto un ruolo anche il Dipartimento di Farmacologia della Baskent University, sempre con sede ad Ankara.

(Lo studio: Pehlivanli A, Eyupoglu S, Basgut B, Erturk S, Ozcelikay AT. Impact of a multidisciplinary approach involving clinical pharmacist on resolving drug related problems in chronic kidney patients: a prospective interventional study. BMC Nephrol. 2023 May 26;24(1):149. doi: 10.1186/s12882-023-03210-5. PMID: 37237342; PMCID: PMC10224574)