Il neuroblastoma è il tumore più frequente nella fascia neonatale e rappresenta il 10% di tutti i tumori pediatrici, considerando i 14 anni come età di passaggio all’adolescenza. Si parla di circa 130-140 nuove diagnosi l’anno.

La prognosi dipende dalla stadiazione del tumore: nelle forme localizzate si riesce a curare in quasi il 90% dei casi, mentre in altre forme a bassa stadiazione ci si aggira sul 70%. Se, invece, il tumore è già in stadio metastatico, la sopravvivenza scende sotto al 50%.

Sono proprio le forme più pericolose di neuroblastoma a essere al centro di uno studio sostenuto da AIRC e condotto dal Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino in collaborazione con il Boston Children’s Hospital e la Harvard Medical School. Obiettivo, individuare una terapia efficace contro questo tumore solido.

In particolare, oggetto della ricerca è la possibilità di utilizzare cellule CAR-T contro il recettore ALK, in combinazione con inibitori di ALK stesso. A oggi la terapia con cellule CAR-T ha dato buoni esiti nei tumori del sangue, risultando meno efficace contro i tumori solidi, tuttavia, i risultati dello studio sono promettenti.

Lo studio

Pubblicato su Cancer Cell, la ricerca in vivo, condotta su modelli animali con neuroblastoma metastatico, dimostra l’efficacia delle cellule ALK.CAR-T contro le forme di neuroblastoma ad alta espressione di ALK; in questi casi le cellule modificate possono essere potenzialmente utilizzate anche in monoterapia. Tuttavia, non tutti i neuroblastomi esprimono ALK in modo elevato, ma il team di lavoro è riuscito a trovare una soluzione.

Il gruppo del professor Roberto Chiarle, direttore del Dipartimento dell’Università di Torino coinvolto, ha provato ad aggiungere, sotto la guida della prima ricercatrice, Elisa Bergaggio, un farmaco inibitore di ALK.

Si è così visto che la sinergia funziona: l’inibitore, infatti, silenzia la segnalazione oncogenica di ALK e, contemporaneamente, ne aumenta il numero sulla superficie cellulare, facilitando il compito delle ALK.CAR-T. Questa combinazione ha migliorato nettamente la sopravvivenza dei topi trattati, riducendo al contempo la crescita della massa tumorale.

I risultati sono così positivi da lasciar sperare di poter iniziare presto la sperimentazione clinica sui piccoli pazienti affetti da neuroblastoma ad alto rischio. Al momento l’ospedale di Boston, dove la ricerca è stata condotta, sta preparando la richiesta di autorizzazione per l’avvio di uno studio clinico da inviare alla Food and Drug Administration (FDA), dedicato a bambini con neuroblastoma refrattario alle cure tradizionali o con recidiva di malattia.

Una volta ottenuto l’ok dall’ente statunitense, lo studio verrà condotto a Boston, ma con il sostegno economico anche di alcuni filantropi piemontesi. Se la sperimentazione dovesse confermare in Uomo quanto osservato sui topi, i clinici avrebbero a disposizione un’arma in più per trattare questo tumore pediatrico.

Studio: Bergaggio E, Tai WT, Aroldi A, Mecca C, Landoni E, Nüesch M, Mota I, Metovic J, Molinaro L, Ma L, Alvarado D, Ambrogio C, Voena C, Blasco RB, Li T, Klein D, Irvine DJ, Papotti M, Savoldo B, Dotti G, Chiarle R. ALK inhibitors increase ALK expression and sensitize neuroblastoma cells to ALK.CAR-T cells. Cancer Cell. 2023 Dec 11;41(12):2100-2116.e10.