AIDS, verso nuovi farmaci antivirali

Di AIDS e di altre patologie sessualmente trasmissibili si è discusso alla 16a edizione della Italian Conference on AIDS and Antiviral Research. La più recente innovazione in ambito AIDS è l’uso di farmaci antivirali a lento rilascio che richiedono una somministrazione intramuscolare ogni 8 settimane.

L’AIDS continua a porre sfide importanti, legate principalmente all’invecchiamento dei pazienti e alla comparsa di comorbidità che richiedono uso di altri farmaci. Ciò può generare interazioni dannose, che devono essere prese in considerazione e che richiedono rimodulazioni di terapia o cambi di molecole.

La prof.ssa Antonella Cingolani, ricercatrice di Malattie Infettive presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, ha confermato: «oggi la terapia antiretrovirale permette di garantire una sopravvivenza ai pazienti HIV positivi che si avvicina sempre più a quella della popolazione generale. Se la terapia è assunta regolarmente, la viremia si può azzerare fino a rendere il virus non trasmissibile, come sancito dall’equazione U=U, Undetectable=Untrasmittable.

Ciò non significa che il virus sia sconfitto, ma resta un ampio sommerso, come dimostrano le diagnosi tardive che emergono ogni anno, con pazienti talvolta già in AIDS.

I nuovi strumenti a disposizione impongono di pensare a un trattamento personalizzato per ogni paziente e a una terapia che possa durare decenni».

Grazie ai nuovi farmaci long lasting, ancora in fase di studio ma che potrebbero essere disponibili in Italia dal prossimo anno, sempre più pazienti potranno vivere meglio, potendo assumere la terapia scaglionata nel tempo.

Le soluzioni presentate prevedono un’assunzione settimanale o, nel migliore dei casi, semestrale. Con l’arrivo delle nuove molecole aumenterà il numero di pazienti che potranno essere curati con soluzioni a lento rilascio, oggi disponibili per solo il 50%. Come in ogni ambito della salute, meglio prevenire che curare e qui entra in gioco l’educazione sessuale.

Un esempio virtuoso in tal senso è il progetto EduForIST, finanziato dal Ministero della Salute e giunto alla terza edizione, il cui obiettivo è portare l’educazione sessuale e la sensibilizzazione verso le malattie sessualmente trasmissibili nelle aule scolastiche.