VRS, vaccino per gestanti approvato da FDA

La copertura alla nascita è molto alta i primi 3 mesi e resta buona fino a 6 mesi.

Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è la causa più comune di bronchiolite e di polmonite nei bambini sotto i due anni, ma può infettare bambini di qualsiasi età. I bambini più a rischio sono gli infanti, di età compresa tra 2 e 8 mesi: in questa fascia di età è più probabile che il virus dia sintomatologie gravi. Inoltre, sembra accertato che l’infezione da VRS nei lattanti li predisponga al successivo sviluppo di asma.

Nei soggetti fragili si tende, quindi, a seguire una linea terapeutica preventiva, utilizzando un anticorpo monoclonale capace di ridurre gli effetti del virus. Nei giorni scorsi la FDA statunitense ha però approvato l’uso del primo vaccino contro il VRS, il che potrebbe cambiare le carte in tavola. Il vaccino ha da poco ricevuto l’approvazione anche per l’uso negli over 60.

Vaccinare le mamme per raggiungere i feti

Abrysvo (Respiratory Syncytial Virus Vaccine), questo il nome del primo vaccino approvato per proteggere i lattanti fino ai 6 mesi dal VRS. La somministrazione avviene sulle madri, tra la trentaduesima e la trentaseiesima settimana di gestazione, in unica dose con iniezione muscolare.

L’azienda produttrice si raccomanda di non iniettarlo prima della trentaduesima settimana, perché gli studi condotti non possono escludere una certa correlazione con le nascite premature. L’efficacia e la sicurezza del vaccino sono state valutate in diversi studi internazionali.

I risultati degli studi clinici

L’efficacia di Abrysvo è stata verificata in uno studio clinico randomizzato nel quale si è confrontata l’occorrenza di sintomatologia delle basse vie respiratorie, anche severa, causata dal VRS in 3500 neonati nati da madri vaccinate e 3500 neonati nati da madri alle quali è stato somministrato un placebo.

Il vaccino riduce il rischio di incorrere in patologie delle basse vie aeree gravi dell’81,8%, con una protezione di 3 mesi, e del 69,4% nei 3 mesi successivi. Non solo. Il vaccino sembra capace di proteggere anche i soggetti più fragili, come i nati prematuramente: in questo sottogruppo, il farmaco sembra ridurre il rischio di sviluppare patologia alle basse vie respiratorie del 34,7%, e quello di sintomi gravi del 91,1%, nei primi 3 mesi di vita, percentuali che diventano poi del 57,3% e del 76,5% fino ai 6 mesi.

Parlando di sicurezza

Due gli studi di sicurezza sul vaccino, uno condotto su circa 7200 pazienti, metà vaccinate e metà trattate con un placebo, e l’altro su 200 pazienti, come sopra metà vaccinate e metà no.
Gli effetti collaterali più ricorrenti sono dolore al sito di iniezione, mal di testa, dolore muscolare e nausea.

Meno frequente, ma certamente più pericolosa, è la preeclampsia, verificatesi nell’1,8% delle donne sottoposte a vaccino, contro l’1,4% del gruppo di controllo.
Infine, occorre sottolineare che la frequenza di ittero e basso peso alla nascita è maggiore nei neonati di madri vaccinate.
Per queste ragioni, la FDA ha richiesto ulteriori studi da parte dell’azienda produttrice.