Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono un gruppo di patologie multifattoriali che colpiscono l’intestino determinando prevalentemente crampi e diarrea e riducendo molto la qualità di vita dei pazienti. L’esordio è compreso tra i 15 e i 45 anni. In Italia si stima che vi siano 250.000 persone con MICI.
«La gestione delle MICI è complessa», spiega Maurizio Vecchi, direttore della UO Gastroenterologia ed Endoscopia, Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «Le aspettative e le prospettive dei pazienti sono a volte non completamente soddisfatte.
L’impatto della malattia sulla qualità della vita dei pazienti è notevole, sia dal punto di vista fisico, che psicologico, sociale, familiare, emozionale e lavorativo. Per questo servono terapie efficaci rapidamente, con un buon profilo di sicurezza e che possano dare una remissione duratura dei sintomi più invalidanti come l’urgenza evacuativa, il sanguinamento e la diarrea».
Una possibile soluzione terapeutica è ustekinumab, capostipite di una nuova classe di anticorpi monoclonali contemporaneamente attivi contro IL-12 e IL-23, entrambe coinvolte nel processo infiammatorio alla base delle MICI. Il farmaco è già stato indicato per il trattamento di due tipologie di pazienti: quelli con Malattia di Crohn attiva da moderata a grave che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o a un antagonista del TNFα o che hanno controindicazioni mediche per tali terapie; quelli con colite ulcerosa attiva di grado da moderato a grave che hanno avuto una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o a una terapia biologica oppure che presentano controindicazioni mediche a tali terapie. Nuovi dati real world, presentati durante il XIII congresso nazionale dell’Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease, confermano l’efficacia del farmaco. I dati arrivano dal registro ENEIDA spagnolo e da quello GETAID francese.
L’esperienza spagnola racconta di un tasso di risposta clinica del 53% e un tasso di remissione clinica del 35% alla settimana 16 di trattamento, mentre l’esperienza francese conferma l’efficacia nei pazienti bio-naive e bio-experienced, oltre al profilo di sicurezza del farmaco, una immunogenicità molto bassa, l’efficacia nelle manifestazioni extra-intestinali e la durable remission.
Edoardo Savarino, professore associato di Gastroenterologia, Dipartimento di chirurgia, oncologia e gastroenterologia presso l’Università di Padova – Azienda Ospedaliera di Padova, evidenzia che «questi dati confermano quanto già emerso dagli studi registrativi UNITI per la Malattia di Crohn e UNIFI per la Colite Ulcerosa, ovvero l’ottimo profilo di efficacia nel breve e nel lungo termine e la sicurezza nell’utilizzo di ustekinumab nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali».
Il farmaco promette, quindi, di supportare i pazienti con MICI, migliorandone la qualità di vita nel medio-lungo periodo.
Stefania Somaré