L’osteosarcoma è un tumore raro, con poco più di cento nuove diagnosi l’anno, eppure è il più frequente tra i tumori che colpiscono le ossa. Questa patologia oncologica colpisce prevalentemente i maschi, sviluppandosi nella fase di massimo sviluppo dell’apparato scheletrico, ovvero tra i 10 e i 30 anni. Esistono due forme di osteosarcoma: ad alto grado, molto aggressiva e purtroppo la più diffusa, e a basso grado.
Il trattamento più comune si basa su una combinazione di chirurgia, per rimuovere la parte dell’osso malata, e chemioterapia pre/postoperatoria.
Una recente collaborazione del Laboratorio di Oncologia Sperimentale dell’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, diretto dalla dottoressa Katia Scotlandi, con l’University College di Londra potrebbe cambiare le carte in tavola. È stata, infatti, ideata una nuova immunoterapia specifica per i sarcomi ossei.
La collaborazione
In questo lavoro l’Istituto bolognese ha condiviso alcuni modelli sperimentali preclinici realizzati dalla dott.ssa Scotlandi e dalla collega, dott.ssa Cristina Manara. L’Istituto londinese, invece, ha portato la scoperta che ha permesso di allestire un programma di immunoterapia, ovvero l’esistenza di un piccolo sottoinsieme di cellule immunitarie, cellule T gamma-delta, caratterizzate da forte attività innata antitumorale.
«Queste cellule», spiega Scotlandi, «possono uccidere bersagli marcati con anticorpi e possono essere somministrate in modo sicuro, senza il rischio di malattia del trapianto contro l’ospite».
L’intero processo è spiegato in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine.
Produzione delle cellule T gamma-delta per l’immunoterapia
Il processo è simile a quello effettuato per altre cellule immunitarie: si parte da un prelievo del sangue dell’ospite necessario per isolare le cellule T gamma-delta. Una volta ottenute queste cellule, si procede con l’ingegnerizzazione che ha lo scopo di programmarle al rilascio di specifici anticorpi, diretti contro l’osteosarcoma e di citochine immunostimolanti. La sperimentazione preclinica mostra che questa immunoterapia ha efficacia superiore a quella tradizionale nel controllare la crescita delle cellule neoplastiche.
Spiega Scotlandi: «questa modalità di immunoterapia, sviluppata dal dottor Fisher, può essere alternativa alle cellule CAR-T, in quanto si è rivelata più efficace sui tumori solidi, oltre che essere meno costosa e più veloce. Ora si tratterà di passare alla sperimentazione clinica per verificare le potenzialità del trattamento».
La terapia con cellule CAR-T è stata infatti ideata per i tumori del sangue e solo più recentemente studiata per la traslazione nei tumori solidi. Ma non tutti i tumori solidi rispondono bene alle CAR-T. È probabile che nel tempo si individueranno forme tumorali rispondenti alle CAR-T e altre per cui il trattamento è meno efficace. In questo caso si potrebbe utilizzare la nuova immunoterapia a base di cellule T gamma-delta.
Studio: Fowler D, Barisa M, Southern A, Nattress C, Hawkins E, Vassalou E, Kanouta A, Counsell J, Rota E, Vlckova P, Draper B, De Mooij T, Farkas A, Brezovjakova H, Baker AT, Scotlandi K, Manara MC, Tape C, Chester K, Anderson J, Fisher J. Payload-delivering engineered γδ T cells display enhanced cytotoxicity, persistence, and efficacy in preclinical models of osteosarcoma. Sci Transl Med. 2024 May 29;16(749):eadg9814. doi: 10.1126/scitranslmed.adg9814. Epub 2024 May 29. PMID: 38809963