L’occlusione venosa retinica, nota anche come trombosi retinica, è la seconda patologia vascolare a carico della retina, dopo la retinopatia diabetica, con una incidenza, sopra i 40 anni, del 2.14%. Sebbene generalmente indolore, la patologia è grave e ha un alto impatto sulla vista che diventa distorta e sfocata, soprattutto in presenza di edema retinico. Tra i principali obiettivi clinici c’è, quindi, proprio il riassorbimento di questo liquido.

Tra i nuovi farmaci in uso per il trattamento di questa patologia c’è faricimab, usato in presenza di edema maculare dovuto a occlusione venosa retinica di branca e centrale. Fra i vantaggi di questo prodotto, ancora in fase sperimentale, è la possibilità di estendere gli intervalli tra un trattamento e l’altro dai convenzionali 1 o 2 mesi a 3 o 4 mesi. Recenti nuovi dati provenienti dagli studi internazionali di fase III BALATON e COMINO confermano l’efficacia anche a lungo termine del farmaco e il suo profilo di sicurezza.

Le nuove evidenze

Spiega Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche: «questa è la prima volta che i miglioramenti della visione e dell’anatomia sono stati mantenuti per oltre un anno negli studi internazionali di fase III per entrambe le occlusioni venose retiniche di branca e centrale. Questi risultati a lungo termine si basano su dati clinici e di real-world solidi, che confermano faricimab come un’opzione terapeutica efficace per le persone con patologie retiniche che possono causare la perdita della vista».

Gli studi

Lo studio BALATON mette in evidenza un miglioramento maggiore della vista nei pazienti che hanno assunto faricimab rispetto ad aflibercept, tanto a 24 che a 72 settimane. Per quanto riguarda lo spessore retinico, i pazienti che hanno assunto il farmaco hanno visto una riduzione di 310,9 µm a 72 settimane, misurati con il CTS, simili anche i risultati di COMINO.

In entrambi gli studi si evidenzia che il passaggio da aflibercept a faricimab porta a miglioramenti interessanti sia nella capacità visiva che nello spessore della retina. Ramin Tadayoni, capo del Dipartimento di Oftalmologia presso la Cité University di Parigi conferma che «i miglioramenti della vista e l’assorbimento del fluido retinico mantenuti fino a 72 settimane confermano faricimab come un trattamento efficace per l’occlusione venosa retinica. Sono necessarie più opzioni terapeutiche per trattare le persone affette da questa condizione, e questi dati mostrano che faricimab può potenzialmente migliorare i risultati riducendo il numero di visite necessarie».

Questi risultati sono stati già presentati al convegno Angiogenesis, Exudation, and Degeneration 2024, organizzato dal Bascom Palmer Eye Institute in Florida, Stati Uniti (USA). Gli stessi dati sono stati presentati alle diverse realtà regolatorie del mondo perché faricimab possa essere autorizzato anche per il trattamento dell’edema associato a RVO. Faricimab è già approvato in più di 90 Paesi nel mondo per persone che convivono con degenerazione maculare legata all’età neovascolare o “umida” (nAMD) e l’edema maculare diabetico (DME). In Italia l’autorizzazione è dell’ottobre 2023.

Studio: Tadayoni R, Paris LP, Danzig CJ, Abreu F, Khanani AM, Brittain C, Lai TYY, Haskova Z, Sakamoto T, Kotecha A, Schlottmann PG, Liu Y, Seres A, Retiere AC, Willis JR, Yoon YH; BALATON and COMINO Investigators. Efficacy and Safety of Faricimab for Macular Edema due to Retinal Vein Occlusion: 24-Week Results from the BALATON and COMINO Trials. Ophthalmology. 2024 Jan.