Microbiota intestinale alleato contro il tumore

La presenza di alcune specie batteriche sostiene la risposta del sistema immunitario del paziente alla immunoterapia.

Aumentano le evidenze scientifiche del ruolo che il microbiota intestinale ha nel sistema salute del corpo umano. Comprovata è la relazione tra disbiosi intestinale e sviluppo del tumore al colon, mentre sono sempre più numerosi gli studi che mostrano un collegamento tra squilibrio nel microbiota e diabete, obesità e patologie infiammatorie intestinali.

Inoltre, pare chiaro che lo stato di salute della popolazione simbiotica che vive nel nostro intestino svolga un ruolo chiave anche nel determinare il successo di una terapia.

Nuove connessioni sono messe in luce da uno studio pubblicato su Cell Host and Microbe dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e dall’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli.
Coordinatore dello studio è il dott. Luigi Nezi, Microbiome and Antitumor Immunity group leader presso IEO. Gli autori hanno individuato la presenza nel microbiota di fattori predittivi la risposta alla immunoterapia di pazienti con melanoma avanzato.

Ruolo del microbiota nella risposta a immunoterapia

Condotto su 23 pazienti con melanoma non operabile, lo studio mostra che “i pazienti con risposta clinica completa hanno una composizione del microbiota intestinale unica, che varia poco durante l’immunoterapia e stabilizza alcuni batteri, che appartengono principalmente alla classe dei Clostridia.

Questi ultimi sono noti per essere tra i principali artefici del metabolismo delle fibre alimentari, che favoriscono sia la salute intestinale sia le funzioni linfocitarie. Se, da un lato, questa osservazione conferma quanto già scoperto dal dott. Nezi e da altri gruppi sui benefici per l’immunoterapia di un’alimentazione ricca di fibre, dall’altro apre nuovi scenari nella comprensione di come il microbiota intestinale moduli la risposta al trattamento”, spiega la dott.ssa Angeli D.G. Macandog, ricercatrice presso l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e prima autrice del lavoro.

Per arrivare a queste conclusioni, gli autori hanno raccolto mensilmente da ogni partecipante campioni biologici e registrato dati clinici, per tutto il periodo del trattamento immunoterapico, fino a un massimo di 13 mesi.

I dati sono stati poi elaborati statisticamente alla ricerca di possibili correlazioni, anche con altri marcatori infiammatori.

Si scopre così che i pazienti che rispondono meglio all’immunoterapia presentano geni che sintetizzano peptidi che mimano proprio la struttura di antigeni tumorali tipici del melanoma, il che rafforza l’immunità antitumorale dei soggetti. La scoperta non solo permette di capire quali pazienti risponderanno alla immunoterapia, ma anche di lavorare su possibili trattamenti.

Possibili ricadute terapeutiche

Spiega il dott. Nezi: “i nostri risultati hanno un forte potenziale terapeutico, se si considera che l’azione favorevole del microbiota potrebbe essere indotta somministrando al paziente semplici mix di peptidi. Gli stessi che, in un futuro non lontano, potrebbero essere utilizzati sia per migliorare l’attuale limitata applicabilità delle terapie cellulari sia come vaccino, che educhi il sistema immunitario a riconoscere il tumore e, in combinazione con l’immunoterapia, a combatterlo”.

Conclude il dott. Paolo Ascierto, del Dipartimento Melanoma e Immunoterapia dell’INT Fondazione Pascale: “la possibilità di avere a disposizione marcatori che predicono la risposta a un trattamento o meno è un aspetto importantissimo della ricerca oncologica.

In questo modo si selezionano i pazienti che possono realmente avere un beneficio da una terapia, evitando inutili costi e possibili effetti collaterali a coloro che non ne avranno beneficio. Inoltre, consente di focalizzare la ricerca sui pazienti resistenti ab initio a un trattamento”.

Una scoperta davvero importante, considerando che il melanoma è un tumore diffuso soprattutto negli under 50, con più di 12 mila diagnosi effettuate nel 2023. Questo è, altresì, il tumore cutaneo più aggressivo.

Lo studio: Macandog ADG, Catozzi C, Capone M, Nabinejad A, Nanaware PP, Liu S, Vinjamuri S, Stunnenberg JA, Galiè S, Jodice MG, Montani F, Armanini F, Cassano E, Madonna G, Mallardo D, Mazzi B, Pece S, Tagliamonte M, Vanella V, Barberis M, Ferrucci PF, Blank CU, Bouvier M, Andrews MC, Xu X, Santambrogio L, Segata N, Buonaguro L, Cocorocchio E, Ascierto PA, Manzo T, Nezi L. Longitudinal analysis of the gut microbiota during anti-PD-1 therapy reveals stable microbial features of response in melanoma patients. Cell Host Microbe. 2024 Oct 28:S1931-3128(24)00392-5. doi: 10.1016/j.chom.2024.10.006. Epub ahead of print. PMID: 39481388

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