Malattie infiammatorie croniche, serve un approccio multidisciplinare

Multidisciplinarietà: è questa oggi la parola d’ordine per affrontare le malattie infiammatorie croniche, come colite ulcerosa, morbo di Crohn, artrite reumatoide, psoriasi, artrite psoriasica, che colpiscono oltre cinque milioni di persone in Europa.

«Alla base di tali patologie c’è un’infiammazione persistente, un processo di lunga durata in cui coesistono flogosi attiva, distruzione tessutale, tentativi di riparazione», spiega Maria Rescigno, capo del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota dell’Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano) e prorettore vicario con delega alla ricerca di Humanitas University.

Colite ulcerosa e morbo di Crohn

Uno dei principali bersagli di questi disturbi è l’intestino. Nel nostro Paese la colite ulcerosa colpisce, infatti, 150 mila persone e il morbo di Crohn 100 mila. Si tratta soprattutto di giovani, con un picco tra i 15 e i 20 anni e un altro tra i 35 e i 40.
Tra i sintomi, si annoverano diarrea, spesso accompagnata da tracce di sangue, dolori addominali, vomito, astenia, febbre, con un’alternanza tra periodi di riacutizzazione e di remissione. Inoltre, entro dieci anni fino al 40% dei pazienti con morbo di Crohn e fino al 20% di quelli con colite ulcerosa possono andare incontro a una colectomia.

L’impatto delle due patologie va oltre il distretto intestinale.
«In più del 40% dei casi tali malattie sono associate a manifestazioni extra intestinali immunomediate», precisa Alessandro Armuzzi, responsabile dell’unità operativa di Malattie infiammatorie croniche intestinali e co-direttore dell’Inflammatory Bowel Disease (IBD) Center di Humanitas, oltre che docente di Humanitas University. «In particolare, fino al 30% dei pazienti può presentare artrite, il 10% malattie cutanee, il 5-6% infiammazioni alle vie biliari e al fegato. Per questo non si può prescindere da un approccio multidisciplinare».

Attualmente una delle terapie più efficaci è l’intervento chirurgico.
«Grazie anche a una visione multidisciplinare, che mette insieme le competenze di chirurghi e gastroenterologi, la chirurgia, sempre meno invasiva, può essere utilizzata in qualunque fase del percorso terapeutico, a seconda delle necessità dell’assistito», aggiunge Antonino Spinelli, responsabile dell’unità operativa di Chirurgia del colon e del retto e co-direttore dell’Ibd Center di Humanitas, oltre che docente di Humanitas University. «Nel percorso di cura a questi specialisti se ne aggiungono altri, come immunologo, reumatologo, dermatologo, nutrizionista, radiologo, psicologo».

Artrite reumatoide

Un’altra patologia caratterizzata da infiammazione cronica è l’artrite reumatoide, che si manifesta con dolore, gonfiore, tumefazione, sensazione di calore, rigidità articolare, limitazione nei movimenti. Nell’ambito di questa malattia, la ricerca ha compiuto tanti passi avanti, a cominciare dalle nuove terapie disponibili.

«I farmaci biologici e le piccole molecole, che sono in grado di fermare l’infiammazione e quindi la progressione della malattia, evitano le deformità e i conseguenti interventi chirurgici», conferma Carlo Francesco Selmi, responsabile dell’unità operativa di Reumatologia e immunologia clinica di Humanitas e docente di Humanitas University.
«Inoltre, le diagnosi sono più precoci, grazie alle maggiori conoscenze e alle nuove tecnologie; l’impiego del cortisone è limitato, evitando agli assistiti gli effetti collaterali a medio e lungo termine; le pazienti in età fertile possono pianificare una gravidanza, concordando le terapie in modo che non siano dannose per il feto».

Psoriasi e artrite psoriasica

I meccanismi infiammatori, insieme a fattori scatenanti come infezioni, stress e alterazioni del microbiota, sono all’origine anche di malattie della pelle, come la psoriasi e l’artrite psoriasica, che in Italia colpiscono circa due milioni di persone.

«La correlazione tra l’infiammazione dell’intestino e quella della cute è ormai dimostrata», rende noto Antonio Costanzo, responsabile dell’unità operativa di Dermatologia di Humanitas e docente di Humanitas University, «ed è, quindi, fondamentale che i pazienti con malattie immunomediate vengano presi in carico da un team multidisciplinare, composto da dermatologo, reumatologo, gastroenterologo, deputato a coordinare la terapia e il follow-up».

Paola Arosio