In ambito oncologico, il cancro del fegato è il quinto big killer, dopo le neoplasie di polmone, colon-retto, mammella e pancreas. Sia nei tumori primari – prima dell’intervento chirurgico, per ridurre la massa neoplastica (terapia neo-adiuvante), oppure dopo, per diminuire il rischio di recidiva (terapia adiuvante) – sia nei tumori non resecabili o metastatici, possono essere impiegati i trattamenti loco-regionali. Tra questi, si annovera la radioterapia interna selettiva (Selective intra-arterial radiotherapy, Sirt), chiamata anche radioembolizzazione transarteriosa.
Si tratta, in pratica, di una procedura endovascolare eseguita in anestesia locale, durante la quale il radiologo interventista introduce, attraverso un’arteria (in genere quella femorale), un micro-catetere e lo fa risalire, tramite l’aorta, ai vasi arteriosi che giungono al fegato.
Qui vengono rilasciate le particelle radioattive, microsfere artificiali di resina in cui sono caricate molecole di ittrio 90 rese instabili che, per recuperare la stabilità, decadono emettendo radiazioni beta, che colpiscono le cellule tumorali con l’obiettivo di provocare la distruzione.
Un trattamento più sicuro
Il problema è che le radiazioni possono contaminare altri organi, soprattutto i polmoni, causando un danno anche grave al paziente, al punto che non tutti i malati sono idonei alla terapia. Proprio per questo i ricercatori dell’azienda Beta Glue Technologies hanno cercato di migliorare la procedura, rendendola più semplice e sicura. Grazie ai loro studi, hanno creato Bat-90 (Beta ablation therapy with yttrium-90), una nuova piattaforma di radioterapia.
Tramite un’iniezione percutanea viene somministrata al paziente, all’interno del tumore, una matrice di idrogel biocompatibile che contiene microsfere marcate con ittrio 90. In 120 secondi quest’ultima raggiunge la completa polimerizzazione riuscendo a trattenere in sede le particelle. Ciò consente di utilizzare una dose radioattiva molto contenuta che agisce senza intaccare organi e tessuti circostanti, a vantaggio dell’efficacia del trattamento e della sicurezza del paziente.
Le ricerche in corso
Sulla scia dei risultati positivi ottenuti da Bat-90 in una sperimentazione condotta su 46 conigli con tumore epatocellulare e pubblicata nel febbraio 2022 su Anticancer Research, sono attualmente in corso, al New Hospitals di Tbilisi, in Georgia, un centro gemellato con la Thomas Jefferson University di Filadelfia, negli Stati Uniti, due studi clinici di fase 1-2 in pazienti affetti da neoplasia epatica, ma anche in pazienti con tumore mammario in stadio iniziale.
La ricerca negli assistiti con carcinoma al fegato è coordinata da Malkhaz Mizandari, presidente della Georgian association of cardiovascular and interventional radiology, professore del dipartimento di Radiologia dell’Università statale di Tbilisi e direttore del Dipartimento di Diagnostica e Radiologia Interventistica del New Hospitals, che, dopo il trattamento del primo paziente, ha dichiarato: «Bat-90 apre importanti prospettive nell’ambito della medicina nucleare terapeutica.
Questa tecnologia è una nuova e promettente versione della radioterapia interna selettiva, che sembra altrettanto efficace ma, allo stesso tempo, più agevole per quanto riguarda l’iniezione intra-tumorale del composto e anche più economica. Con ogni probabilità, tale trattamento dovrebbe essere accettato come l’opzione terapeutica per i tumori epatici inoperabili».
Paola Arosio