Lotta all’antibioticoresistenza, nuovo piano della task force transatlantica

Il rapporto Global Antimicrobial Resistance Surveillance System (Glass) 2021 ha messo in luce gli elevati tassi di resistenza antimicrobica in tutto il mondo, soprattutto per quanto riguarda le infezioni ematiche, urinarie, gastroenteriche.
Nonostante ciò, dagli anni ’80 non sono stati individuati nuovi antibiotici e i 43 attualmente in sperimentazione non saranno comunque sufficienti a porre un freno al fenomeno.

In particolare, è stato calcolato che, senza un’azione di contrasto decisiva, entro il 2050 potrebbero esserci 10 milioni di morti l’anno a causa delle antimicrobicoresistenze, a fronte di un costo complessivo di 100 mila miliardi di dollari.
Queste stime sono state confermate anche dalla Banca mondiale, secondo cui proprio l’antimicrobicoresistenza provocherà un aumento dei costi sanitari compreso tra 300 miliardi e oltre mille miliardi di dollari entro il 2030.

L’effetto negativo del Covid

Queste cifre non tengono conto del fatto che il problema si sta attualmente espandendo a una velocità esponenziale per effetto della pandemia.
L’avvento del Covid, contro il quale non vi erano, soprattutto in fase iniziale, trattamenti standardizzati, ha infatti provocato un uso eccessivo di farmaci antibatterici.
Uno studio pubblicato nel 2020 su The Lancet e condotto su 41 pazienti ha rivelato che gli antibiotici sono stati utilizzati in tutti i casi, anche se solo quattro assistiti (10%) presentavano un’infezione batterica secondaria confermata in laboratorio.

E ancora, una ulteriore ricerca ha sottolineato che il 71% dei pazienti con Sars-Cov-2 ha ricevuto un trattamento antibiotico, ancher se la presenza di batteri (in particolare Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii e Aspergillus flavus) è stata rilevata solo nell’1% dei casi. In generale, è stato evidenziato che la molecola più utilizzata nel contesto emergenziale è stata l’azitromicina, un macrolide ad ampio spettro.

Le 18 azioni fino al 2026

Di fronte a questo scenario è scesa in campo la task force transatlantica sulla resistenza antimicrobica, un organismo istituito nel 2009 da USA e Unione Europea, a cui hanno aderito nel 2015 Canada e Norvegia e nel 2021 il Regno Unito.
L’ente, dopo avere tirato le fila di quanto realizzato tra 2016 e 2020, ha messo a punto il nuovo piano di lavoro per il 2021-2026, che dovrebbe essere formalmente adottato entro fine 2021 e che contiene 18 azioni afferenti a quattro aree.

La prima riguarda l’uso appropriato degli antimicrobici nella medicina umana e veterinaria; la seconda la sorveglianza e prevenzione della resistenza antimicrobica; la terza le strategie per migliorare incentivi finanziari, accesso, ricerca e sviluppo di farmaci antimicrobici, dispositivi diagnostici e terapie alternative, garantendo adeguati livelli di sicurezza, qualità ed efficacia; la quarta le azioni da mettere in campo per migliorare la consapevolezza del problema e diffondere informazioni corrette.

L’auspicio è che queste iniziative possano contribuire, almeno in parte, ad arginare un problema in continuo aumento, che molti esperti considerano una delle più gravi minacce alla salute pubblica di questo secolo.

Paola Arosio