La vancomicina è un antibiotico appartenente alla classe dei glicopeptidi ed è utile nel trattamento di pazienti con infezioni stafilococciche gravi sostenute da ceppi meticillino-resistenti. Si è dimostrata efficace sia in endocarditi batteriche sia in polmoniti, osteomieliti, infezioni dei tessuti molli e in casi di setticemia.
Il prodotto ha mostrato efficacia, spesso in associazione ad altri antibiotici, anche contro infezioni da Streptococco sp e di altri agenti infettivi, come Enterococchi e difteroidi.
Purtroppo, questo farmaco è nefrotossico, come sottolineato dal suo foglio illustrativo: un suo uso prolungato può incidere negativamente sui reni, in alcuni casi determinando anche lo sviluppo di una deficienza di organo.
Per le stesse ragioni, il farmaco è da usare con grande attenzione e solo in casi di reale necessità in pazienti già con insufficienza renale.
Lo stesso foglio illustrativo sottolinea che «per minimizzare il rischio di nefrotossicità nel trattamento di pazienti con disfunzione renale di notevole grado o di pazienti che ricevono una concomitante terapia con aminoglicosidi, si consiglia un attento monitoraggio della funzionalità renale e un costante controllo dello schema posologico da impiegare. Il dosaggio verrà calcolato tenendo conto dei valori della creatininemia o della clearance della creatinina (vedere dose, modo e tempo di somministrazione); dosi di vancomicina inferiori ai 2 g giornalieri producono livelli ematici del farmaco soddisfacenti».
A chi spetta questo compito? Una review condotta dal Dipartimento di Farmacia e dal Dipartimento di Nefrologia del ZhongShan Hospital FuDan University di ShangHai, in Cina, conferma l’utilità del coinvolgimento del farmacista ospedaliero nella gestione delle terapie antibiotiche con vancomicina.
Il risultato deriva da una metanalisi condotta su 34 studi presenti in letteratura, per un totale di 19.298 pazienti. Gli studi selezionati comparavano l’incidenza di insufficienza renale causata da vancomicina in condizioni pre e post introduzione di una supervisione da parte del farmacista ospedaliero, appunto.
Come accennato, nel post l’incidenza calava di oltre il 2%, passando da 9.6% a 7.3%. Per scendere nel dettaglio, i gruppi supervisionati dai farmacisti sono andati incontro a un miglioramento significativo degli esiti dei test di ricerca di creatinina nel plasma; gli autori hanno inoltre individuato un rischio di morte decisamente inferiore in questi pazienti.
È probabile che il farmacista abbia ottimizzato la terapia con vancomicina e posto maggior attenzione al paziente e alle sue caratteristiche, per esempio introducendo un monitoraggio della funzionale renale. Il fatto interessante è che i 32 studi presi in esame sembrano essere abbastanza in linea nel fornire risultati a favore di un intervento del farmacista ospedaliero.
(Lo studio: Pan K, Jiang X, Xu Q, Xu C, Ding X, Lv QZ. Impact of pharmacist intervention in reducing vancomycin associated acute kidney injury: A systematic review and meta-analysis. Br J Clin Pharmacol. 2022 Mar 14. doi: 10.1111/bcp.15301. Epub ahead of print. PMID: 35285970)
Stefania Somaré