Gestione antibiotica per ospedali di comunità

Secondo uno studio condotto dall’Arnold and Marie Schwartz College of Pharmacy di Brooklyn e dal Mount Sinai Queens di Astoria (Usa), il problema della gestione antimicrobica richiede personale in grado di valutare la reale esigenza di terapia antibiotica nei pazienti e di definirne le modalità più efficaci è particolarmente sentito negli ospedali di comunità che non hanno collegamenti con le università, perché non vi sono figure specificamente dedicate alla farmacologia da dedicare al programma.

Gli autori hanno provato a inserire in un ospedale di comunità un servizio di gestione antibiotica condotto da studenti con esperienza avanzata facenti parte di una Facoltà di Farmacia delle Malattie Infettive, valutandone l’efficacia.

Un servizio esterno, quindi. Nel loro studio, pubblicato su Journal of Pharmacy Practice and Research, gli autori mettono quindi a confronto il tasso di intervento e il tasso di accettazione del servizio condotto da un team di farmacisti in formazione con esperienza (APPE) e da farmacisti dell’ospedale, tra gennaio 2020 e gennaio 2021. Non solo.

L’attenzione dello studio si concentra anche sulle differenze di tempo intercorso tra prescrizione dell’antibiotico e intervento di antimicrobial stewardship da parte del team e sulla lunghezza del ricovero.

In tutto, nel periodo preso in considerazione, sono stati effettuati 739 interventi di gestione antibiotica, con un tasso di accettazione generale del 55,2%. Il team APPE ha effettuato più interventi dell’altro team, tra l’altro in modo più rapido, ma con un tasso di accettazione più basso di parecchi punti percentuali, ovvero 15,2%.

Più nel dettaglio, però, il tasso di accettazione per tipo di intervento è simile in entrambi i gruppi… gli autori si dicono quindi convinti che affidare la gestione dell’antimicrobial stewardship a un team di farmacisti in formazione opportunamente formato sia più efficace, negli ospedali di comunità, perché velocizza l’intervento e riduce i giorni di ricovero.

Come sappiamo, un uso appropriato delle terapie antibiotiche è fondamentale, oggi più che mai, per ridurre la rapidità con cui i ceppi batterici sviluppano resistenza nei confronti degli antibiotici.

Ecco perché, rispetto a qualche anno fa, oggi le terapie durano spesso meno e si punta a utilizzare farmaci a basso spettro, quindi specifici per un dato ceppo batterico. Certo, alle volte può passare qualche ora prima di avere i risultati di un antibiogramma e, per alcune patologie, può essere necessario utilizzare antibiotici ad ampio spettro: farlo nel modo migliore è quindi molto importante.

L’antimicrobial stewardship è in continua evoluzione ed essere a contatto con l’Università e con il mondo della ricerca consente di essere sempre aggiornati, il che può tradursi in una migliore capacità di gestione e valutazione delle situazioni. Non solo.

In un piccolo ospedale di comunità il farmacista clinico può essere già troppo impegnato per accollarsi anche un altro compito: in questo senso, un servizio esterno potrebbe essere più efficace. Il dato di fatto è che ogni realtà sanitaria deve individuare la strategia più efficace per portare avanti una attenta gestione delle terapie antibiotiche.

(Lo studio: Cusumano JA, Defrank A, Funk OG, Lerner P, Tanprayoon M, Vasa C, Mazo D. The Role of an Infectious Diseases Faculty Pharmacist and Pharmacy Students on an Antimicrobial Stewardship Team at a Community Non-teaching Hospital. J Pharm Pract. 2022 Oct 19:8971900221134648. doi: 10.1177/08971900221134648. Epub ahead of print. PMID: 36263511)

Stefania Somaré