Da oggi c’è finalmente un’arma, sicura ed efficace, per combattere il linfoma anaplastico a grandi cellule Alk+ in fase avanzata, un tumore raro (circa 300 casi in un anno in Italia) ma aggressivo, che colpisce bambini e giovani.
Si tratta di crizotinib, un inibitore del recettore tirosin-chinasi di Alk e delle sue varianti oncogeniche (per esempio, prodotti di fusione di Alk e mutazioni selezionate di Alk), che ha ottenuto, da parte dell’ente regolatorio italiano, la rimborsabilità a carico del servizio pubblico.
Il primo studio oltre dieci anni fa
Una decisione giunta dopo aver valutato numerosi studi, i primi dei quali sono stati condotti nel 2010 all’Ospedale San Gerardo di Monza, pioniere a livello mondiale.
«In questo tipo di linfoma la chemioterapia è un valido trattamento», spiega Carlo Gambacorti Passerini, direttore dell’Unità di Ematologia dello stesso ospedale e professore ordinario di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca. «Il problema è che purtroppo, in seguito, oltre il 50% dei malati va incontro a una recidiva, con prognosi infausta. Da qui il nostro impegno per identificare una possibile cura».
Così i ricercatori hanno selezionato due pazienti con linfoma anaplastico Alk+ recidivante.
Il primo era una ragazza di 26 anni, che aveva già ricevuto sette cicli di Chop-15, ovvero una combinazione di ciclofosfamide, doxorubicina (h), vincristina (oncovin), prednisone, e aveva ottenuto una risposta parziale a un mese. Successivamente era stata trattata con regimi chemioterapici combinati di salvataggio nel tentativo di prepararla al trapianto autologo di midollo.
Tuttavia, la ricaduta si era verificata entro due o tre settimane dopo ogni regime.
Il secondo era, invece, un ragazzo di vent’anni che, dopo avere ottenuto una risposta completa in seguito a sei cicli di Chop, aveva registrato una ricaduta dopo un mese.
Trattato con chemioterapia ad alte dosi (regime Beam, ovvero bis-cloroetilnitrosourea, etoposide, ciclofosfamide, melfalan) e trapianto autologo di midollo, ha avuto una risposta parziale durata un mese.
Gli sperimentatori hanno somministrato a entrambi gli assistiti crizotinib in capsule alla dose di 250 milligrammi due volte al giorno. I risultati, pubblicati nel 2011 sul New England Journal of Medicine, hanno evidenziato una risposta completa e duratura, dimostrando la sensibilità dei linfomi Alk+ avanzati all’inibizione di Alk.
Farmaco disponibile in tutti gli ospedali
Da allora l’Ospedale San Gerardo, unico sul territorio nazionale, ha continuato a trattare i pazienti (circa 150 all’anno) utilizzando il medicinale, non registrato tra quelli forniti dal servizio sanitario, come se si trattasse di un prolungamento della sperimentazione.
Perciò il via libera dell’agenzia regolatoria per crizotinib non poteva che essere accolto con un plauso da parte del professor Gambacorti Passerini: «Un provvedimento importante, grazie al quale la terapia diventerà praticabile in ogni ospedale italiano. Sicuramente molte vite saranno salvate attraverso questo approccio».
Paola Arosio