Linfoma follicolare, mosunetuzumab approvato e rimborsato

Grazie all’approvazione di AIFA, mosunetuzumab sarà disponibile e rimborsato in Italia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma follicolare recidivante o refrattario, che hanno ricevuto almeno due precedenti terapie sistemiche.
Si tratta del primo anticorpo bispecifico CD20xCD3 attivante i linfociti T disponibile per il trattamento di un linfoma non Hodgkin.

È ora disponibile e rimborsato, anche in Italia, l’anticorpo monoclonale bispecifico mosunetuzumab per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma follicolare recidivante o refrattario che sono stati sottoposti ad almeno due terapie sistemiche precedenti.
Si tratta di un passaggio importante per questa categoria di pazienti che, nella maggioranza dei casi, recidiva entro cinque anni dal trattamento iniziale.
Inoltre, per quanti hanno già sperimentato due o più terapie precedenti, le opzioni risultano limitate e associate a bassi tassi di risposta, comunque di breve durata.

Mosunetuzamab

Si tratta di un anticorpo bispecifico CD20xCD3 (il primo per un linfoma non Hodgkin) progettato per colpire l’antigene CD20 sulla superficie dei linfociti B e il CD3 sulla superficie dei linfociti T.
Questo duplice targeting attiva e reindirizza le cellule T esistenti di un paziente ad agganciare ed eliminare le cellule B bersaglio, mediante il rilascio di proteine citotossiche nelle cellule B stesse.
Attualmente disponibile in monoterapia: pronto all’uso, ha uno schema di durata fissa, modulabile su ciascun paziente in base alla risposta ottenuta (8 cicli da 21 giorni fino a un massimo di 17 cicli).

È tuttavia in corso un vasto programma di sviluppo clinico di mosunetuzamab, sia in monoterapia sia anche in combinazione ad altri medicinali per il trattamento di pazienti con linfoma non-Hodgkin a cellule B inclusi il linfoma follicolare e il linfoma diffuso a grandi cellule B, e altri tumori ematologici.

Lo studio registrativo fase I-II

L’approvazione è supportata dai risultati dello studio registrativo di fase I/II GO29781, multicentrico, in aperto, costituito da una coorte di dose escalation e da una coorte di espansione, avente l’obiettivo di valutare la sicurezza, l’efficacia e la farmacocinetica di mosunetuzumab in pazienti con linfoma non Hodgkin a cellule B recidivante o refrattario.
Gli endpoint dello studio includevano il tasso di risposta completa, valutato da un comitato di revisione indipendente (come endpoint primario), il tasso di risposta obiettiva, la durata della risposta, la sopravvivenza libera da progressione, la sicurezza e la tollerabilità (come endpoint secondari).

Mosunetuzumab ha raggiunto il suo endpoint primario di risposta completa secondo la valutazione del comitato di revisione indipendente, ottenendo una percentuale di risposta completa del 60% e una percentuale di risposta globale dell’80%.

Al successivo follow-up di studio a 28,3 mesi, il tasso di risposta completa è stato confermato. Nonostante sia un trattamento con durata fissa, i pazienti riescono a mantenere la risposta completa anche post interruzione del trattamento e ciò determina che una elevata percentuale di pazienti (77%) rimane libera da progressione a due anni post interruzione del trattamento e il 100% dei pazienti è vivo a due anni post interruzione del trattamento.

Eventi avversi

La sindrome da rilascio di citochine è risultata l’evento avverso più frequente (44%), la cui quasi totalità di grado lieve e reversibile. Sono stati risolti infatti tutti gli eventi di sindrome da rilascio di citochine.

Innovazione importante per i pazienti

«Grazie alla possibilità di trattare pazienti nel contesto dell’uso compassionevole attivato in Italia, ho avuto l’opportunità di apprezzare l’efficacia di mosunetuzumab anche nella real life, osservando risposte rapide e durature nonostante i pazienti fossero pesantemente pluritrattati», ha dichiarato Pier Luigi Zinzani, professore ordinario di Ematologia presso l’Università degli Studi di Bologna.

«Nell’ultimo update di studio, presentato ai congressi estivi EHA e ICML, la sopravvivenza globale dei pazienti in risposta completa al termine del trattamento è del 100% a due anni di follow-up, suggerendo un impatto clinico significativo di mozunetuzumab sull’andamento tipico del linfoma follicolare recidivato o refrattario».

«Aver ottenuto la rimborsabilità di mosunetuzumab anche in Italia, rappresenta un contributo importante per la gestione di alcuni pazienti con linfoma follicolare pluritrattato o refrattario, nei quali diverse linee terapeutiche precedenti hanno fallito e per i quali vi è necessità di rendere disponibili nuovi efficaci e maneggevoli trattamenti», ha dichiarato il prof. Marco Ladetto, direttore della Struttura Complessa di Ematologia A Direzione Universitaria di Alessandria dell’Ospedale S.S. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria.

«Abbiamo quindi ora a disposizione una nuovo approccio immunoterapico, privo di chemioterapia e di durata fissa, che ha il potenziale di indurre remissioni complete in una percentuale elevata di pazienti».
«L’approvazione di questa terapia innovativa offre una nuova speranza a tanti pazienti con linfoma follicolare che si trovano purtroppo a dover affrontare recidive e, con esse, un progressivo aumento di ansie e preoccupazioni per sé e per i propri cari, che compromettono ulteriormente la qualità della vita di queste persone», ha sostenuto Davide Petruzzelli, presidente de La Lampada di Aladino.