Antonio Marra, oncologo medico della Divisione Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, è stato selezionato tra i vincitori del Next Gen Clinician Scientist Grant, il prestigioso bando promosso dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro pensato per sostenere giovani medici ricercatori nella realizzazione di progetti di ricerca clinica indipendente, con l’obiettivo di migliorare la pratica delle cure oncologiche.
Classe 1990, Marra è nato e cresciuto in provincia di Salerno, dove si è laureato in Medicina. Dopo la specializzazione in Oncologia Medica a Milano presso l’Università Statale, si è trasferito a New York per un postdoctoral fellowship di tre anni presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center, per poi rientrare in Italia grazie al sostegno della José Baselga Fellowship della European Society of Medical Oncology e proseguire la sua attività di ricerca presso lo IEO.
Il progetto di Antonio Marra, di durata quinquennale, per il primo anno riceverà un finanziamento di oltre 320.000 euro ed è focalizzato sul tumore al seno HR+/HER2-, la forma più diffusa della malattia, rappresentando circa il 70% di tutti i casi. L’obiettivo è sviluppare nuovi strumenti per offrire il trattamento più preciso e mirato, aumentando la probabilità di successo terapeutico e la sopravvivenza.
Fulcro della ricerca è il deficit della ricombinazione omologa (HRD – Homologous Recombination Deficiency), un’anomalia del sistema di riparazione del DNA che, quando è presente, può favorire la trasformazione di una cellula sana in una tumorale. Il difetto, pur contribuendo alla formazione del tumore, rende però le cellule malate più vulnerabili ad alcune terapie mirate, come gli inibitori della proteina PARP.
Attualmente le pazienti con tumore HR+/HER2- in fase precoce di malattia vengono trattate con terapia ormonale, eventualmente combinata con chemioterapia e inibitori delle proteine CDK4/6. Tuttavia, in circa il 20-30% dei casi il tumore sviluppa resistenza e può andare incontro a recidiva. Le cause di tale resistenza restano in molti casi ancora sconosciute.
Qui entra in gioco l’HRD, che è rilevabile nel 5-10% circa dei tumori HR+/HER2-, nei quali è causata per lo più da mutazioni ereditarie dei geni BRCA2, BRCA1 e PALB2. Tali varianti sembrerebbero infatti favorire la resistenza delle cellule tumorali alla terapia ormonale.
“La nostra ipotesi è che l’HRD provochi specifiche alterazioni genetiche e cambiamenti sia nella trascrizione degli RNA, sia nel microambiente tumorale, che nell’insieme riducono la risposta alla terapia ormonale. Grazie ad algoritmi avanzati di IA, integreremo dati clinici e multi-omici per comprendere a fondo il meccanismo sottostante.
L’obiettivo è sviluppare un nuovo strumento per guidare le scelte terapeutiche verso scelte più precise e mirate, per migliorare la sopravvivenza delle pazienti con neoplasia HR+/HER2”, spiega Marra.