AIFA ha approvato la rimborsabilità di enfortumab vedotin per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico che hanno precedentemente ricevuto una chemioterapia contenente platino e un inibitore PD-1 o PD-L1.
Approvata da AIFA, la rimborsabilità di enfortumab vedotin in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico che hanno precedentemente ricevuto una chemioterapia contenente platino e un inibitore del recettore di morte programmata 1 (PD-1) o un inibitore del ligando di morte programmata 1 (PD-L1).
L’approvazione di AIFA segue quella della Comunità Europea, supportata dai risultati dello studio internazionale di fase III, EV-301, che ha dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza complessiva rispetto alla chemioterapia.
Il carcinoma uroteliale
Il carcinoma uroteliale è la forma più comune di tumore della vescica (90% dei casi) e può essere riscontrato anche nella pelvi renale, nell’uretere e nell’uretra.
A livello globale vengono segnalati circa 573 mila nuovi casi annui di tumore della vescica, con 212 mila decessi.
A livello europeo, le diagnosi nel 2020 sono state circa 204mila con un numero di decessi pari a 67 mila.
Enfortumab vedotin
Si tratta di un anticorpo farmaco coniugato, primo nella sua classe autorizzato nell’UE per pazienti con carcinoma uroteliale, diretto contro la nectina-4, una proteina che si trova sulla superficie delle cellule e altamente espressa nel tumore della vescica.
I risultati dello studio EV-301
Si tratta di uno studio internazionale, multicentrico, in aperto, randomizzato, di fase III, che ha valutato enfortumab vedotin rispetto alla chemioterapia scelta dal medico – docetaxel, paclitaxel o vinflunina – in 608 pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, già trattati in precedenza con un inibitore del PD-1/L1 e chemioterapia a base di platino.
L’endpoint primario era la sopravvivenza complessiva e gli endpoint secondari comprendevano sopravvivenza libera da progressione, tasso di risposta complessiva, durata della risposta e tasso di controllo della malattia, nonché valutazione della sicurezza/tollerabilità e dei parametri di qualità della vita.
All’epoca dell’analisi ad interim pre-specificata, i pazienti trattati nello studio con enfortumab vedotin (n = 301) hanno ottenuto una sopravvivenza mediana di 3,9 mesi in più rispetto a quelli trattati con la chemioterapia (n = 307).
La sopravvivenza mediana è stata rispettivamente di 12,9 contro 9 mesi [hazard ratio=0,70 (intervallo di confidenza [IC] al 95%: 0,56-0,89), p = 0,001].
Negli studi clinici, le reazioni avverse più comuni con enfortumab vedotin sono state alopecia, stanchezza, appetito ridotto, neuropatia sensitiva periferica, diarrea, nausea, prurito, disgeusia, anemia, perdita di peso, eruzione cutanea maculo-papulare, cute secca, vomito, aumento della aspartato aminotransferasi, iperglicemia, occhio secco, aumento della alanina aminotransferasi ed eruzione cutanea.
I benefici per i pazienti
«Il carcinoma uroteliale, che interessa in Italia circa 29.000 nuovi casi l’anno, di cui 1.460 sono i nuovi pazienti con tumore localmente avanzato o metastatico, prende origine dallo strato di cellule detto urotelio che riveste le pareti della vescica», ha spiegato Patrizia Giannatempo, oncologo medico della S.S. di Oncologia Genito-Urinaria, Fondazione Irccs Istituto Nazionale Tumori di Milano.
«Il tumore si definisce localmente avanzato quando interessa il tessuto uroteliale della vescica e/o dell’uretere/uretra e i linfonodi locoregionali; se invece il carcinoma interessa altri organi viscerali extravescicali, come fegato, osso, polmoni, encefalo o linfonodi sovradiaframmatici, si definisce metastatico.
Il carcinoma uroteliale ha un impatto molto importante sulla vita e sulla quotidianità dei pazienti, con una serie di problematiche quotidiane, quali l’incontinenza urinaria, un elevato rischio di infezioni, la modifica dell’immagine corporea».
«Enfortumab vedotin è formato da un anticorpo che è diretto contro un recettore di membrana espresso dalle cellule maligne del carcinoma uroteliale; questo anticorpo ha la funzione di vettore in quanto ad esso è legato un farmaco chemioterapico molto potente che, se fosse somministrato senza l’anticorpo per via endovenosa, sarebbe altamente tossico; invece, grazie a enfortumab viene trasportato direttamente sulle cellule tumorali», ha dichiarato Daniele Santini, professore ordinario di Oncologia Medica, Sapienza Università di Roma e direttore UOC Oncologia A, Policlinico Umberto I Sapienza Università di Roma.
«Enfortumab vedotin rappresenta la seconda linea nel trattamento della neoplasia uroteliale dopo chemioterapia contenente platino, non progressione di malattia e mantenimento con immunoterapia; in altri casi enfortumab è la terza linea dopo chemioterapia a base di platino, progressione della malattia e seconda linea con immunoterapia. Molti i benefici e i vantaggi dimostrati per i pazienti».