Importanza del counselling nella riconciliazione farmacologica

Diversi pazienti nella transizione dall’ospedale al domicilio o ad altra struttura sanitaria vanno di frequente incontro a eventi avversi (Adverse Drug Related, ADR) che possono essere prevedibili ma che causano una seria morbidità (il 60% di tutti i casi di errore farmacologico). Essi, infatti, derivano da uno scorretto uso di farmaci o da una cattiva informazione da parte del sanitario (medico, infermiere, farmacista).

La riconciliazione farmacologica ha lo scopo di migliorare la comunicazione tra sanitari e paziente favorendo un corretto uso dei farmaci sia prima che dopo la dimissione, limitando i sovradosaggi e le sovrapposizioni tra principi attivi; l’acquisizione delle informazioni relative alle terapie farmacologiche del paziente da parte del sanitario e la possibilità da parte del paziente di conoscere i farmaci assunti favorisce una diminuzione degli eventi avversi registrati

Background

Nonostante diversi studi abbiano dimostrato teorie contrastanti circa l’effettivo ruolo del farmacista nella riconciliazione farmacologica e la consecutiva limitazione degli eventi avversi, soprattutto nel caso in cui il paziente abbia una scarsa cultura scientifica, la figura del farmacista potrebbe rivestire un ruolo chiave.

Scopo

Lo scopo del lavoro è quello di verificare se il counselling effettuato dal sanitario sia al momento del ricovero, che a quello della dimissione possono limitare gli eventi avversi prevedibili nei 30 giorni successivi alla dimissione stessa.

Materiali e metodi

• Disegno Sperimentale: lo studio è prospettico, randomizzato e controllato con un’analisi intention-to-treat allo scopo di paragonare le normali procedure ospedaliere con una presenza più incisiva da parte del farmacista nei confronti dei pazienti. Questi ultimi sono stati randomizzati attraverso il “metodo della busta chiusa” in due gruppi: “intervento” e “procedura standard”. Il primo consiste in un colloquio col paziente al momento del ricovero, l’identificazione di discrepanze farmacologiche, un incontro sui farmaci prescritti al momento della dimissione, un counselling attivo al paziente prima ancora che lasci l’ospedale con l’offerta di materiale informativo che aiuti il paziente una volta dimesso. La procedura standard, invece, consiste nel far ritirare i farmaci al paziente fornendo solo le istruzioni di base necessarie. Lo studio è stato condotto dal medesimo farmacista.
• Partecipanti: sono stati arruolati 622 pazienti. I principali criteri di inclusione determinano un’età ≥18 anni e un ricovero nel reparto di medicina da almeno 24 ore. I criteri di esclusione comprendono il ricovero in medicina in conseguenza alla mancanza di posti letto nei reparti opportuni (ad es chirurgia), trasferimenti da altri ospedali, gravidanza, degenze oltre i 60 giorni o dimissioni contro il parere del medico.
• Endpoints: l’endpoint primario è stato quello di considerare il numero di eventi avversi prevedibili; gli endpoints secondari hanno valutato la frequenza di ricoveri successivi, le visite al pronto soccorso, al reparto ospedaliero o ad altro centri sanitari o tutti questi insieme.
• Recupero dei dati: per raccogliere i dati necessari allo studio (i soli eventi avversi prevedibili) un sanitario è stato incaricato di intervistare i pazienti dopo 30 giorni dalla dimissione. A tal proposito, ai pazienti è stato somministrato un questionario per valutare la presenza, l’entità e la prevedibilità di eventuali eventi avversi e se essi potevano essere correlati con il trattamento farmacologico. I dati sono stati analizzati da due sanitari (farmacista e medico) senza che essi sapessero il gruppo di appartenenza del paziente intervistato.

Risultati

I risultati relativi all’endpoint primario hanno dimostrato che c’è stata una significativa differenza nella percentuale di eventi avversi prevedibili tra i due gruppi (27 pazienti nel gruppo “intervento” e 59 pazienti in quello “procedura standard”, p=0,008). Il numero di pazienti con almeno un evento avverso prevedibile è stato significativamente più basso nel gruppo “intervento” rispetto a quello “procedura standard” (26 [9,1%] pazienti verso 49 [16%] rispettivamente, p=0,009); al contrario gli Autori hanno notato che la discrepanza farmacologica come causa di un evento avverso prevedibile era maggiore nel gruppo “procedura standard” rispetto al gruppo “intervento” (10 [3,3%] verso 2 [0,7%] rispettivamente, p=0,037). Per quanto riguarda gli endpoints secondari non ci sono state significative differenze nei due gruppi analizzati.

Take home message

I risultati dello studio dimostrano che la figura attiva di un sanitario è molto importante per limitare e prevenire eventuali eventi avversi prevedibili che si verificano in conseguenza alla dimissione. Una volta uscito dall’ospedale il paziente, soprattutto se possiede scarse conoscenze in materia medica, potrebbe andare incontro ad errori e discontinuità nell’assunzione dei farmaci che possono determinare il fallimento della terapia e un peggioramento della morbidità con re-ospedalizzazione e aumento dei costi di gestione del paziente stesso.

Articolo recensito
“Impact of medication reconciliation and review and counselling, on adverse drug events and healthcare resource use” Int J Clin Pharm. 2018 Oct;40(5):1154-1164

Autori
Amna Al‑Hashar, Ibrahim Al‑Zakwani, Tommy Eriksson, Alaa Sarakbi, Badriya Al‑Zadjali, Saif Al Mubaihsi, Mohammed Al Zaabi

Pubmed link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29754251

Bibliografia

  1. Schnipper JL, Kirwin JL, Cotugno MC, Wahlstrom SA, Brown BA, Tarvin E, et al. Role of pharmacist counseling in preventing adverse drug events after hospitalization. Arch Intern Med. 2006;166(5):565–71
  2. Coleman EA, Parry C, Chalmers S, Min SJ. The care transitions intervention: results of a randomized controlled trial. Arch Intern Med. 2006;166(17):1822–8
  3. Lehnbom EC, Stewart MJ, Manias E, Westbrook JI. The impact of medication reconciliation and review on clinical outcomes. Ann Pharmacother. 2014;48(10):1298–312
  4. Winterstein AG, Hatton RC, Gonzalez-Rothi R, Johns TE, Segal R. Identifying clinically significant preventable adverse drug events through a hospital’s database of adverse drug reaction reports. Am J Health Syst Pharm. 2002;59(18):1742–9

 

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