L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria autoimmune, cronica e progressiva che colpisce le articolazioni e che interessa circa tre milioni di persone in Europa e oltre 350 mila in Italia. Oggi c’è però un’arma in più per fronteggiare questo invalidante disturbo.
L’Agenzia Italiana del Farmaco, facendo seguito al via libera della European Medicines Agency del 28 settembre 2020, ha infatti approvato lo scorso 15 settembre filgotinib, un immunosoppressivo ad azione selettiva, indicato per i pazienti con patologia da moderata a grave che hanno avuto una risposta inadeguata ai farmaci antireumatici modificanti la malattia o che sono risultati intolleranti.
Tre studi dimostrano l’efficacia
Il semaforo verde da parte degli enti regolatori si è basato su tre studi di fase 3, multicentrici, in doppio cieco, randomizzati, condotti su pazienti con malattia da moderata a severa, diagnosticata secondo i criteri dell’American college of rheumatology (Acr) e dell’European league against rheumatism (Eular). Il primo studio, chiamato Finch 1, è stato condotto su 1.755 assistiti per 52 settimane, il secondo (Finch 2) ha interessato 448 malati per 24 settimane, il terzo (Finch 3) è stato svolto su 1.249 pazienti sempre per 52 settimane. I risultati hanno dimostrato che il medicinale è efficace nell’alleviare i sintomi in almeno il 20% dei pazienti.
Inibisce gli enzimi Jak
La molecola, che può essere prescritta da sola o in associazione a metotrexato, agisce bloccando l’azione degli enzimi janus chinasi (Jak), che svolgono un ruolo importante nell’instaurare e nel mantenere l’infiammazione che caratterizza la malattia. In particolare, viene inibita l’attività di Jak1 e in misura minore anche quella di Jak2 e Jak3.
Controindicato nei casi di tubercolosi, infezioni gravi e in gravidanza, il medicinale annovera tra gli effetti avversi più frequenti nausea (3,5%), infezione delle vie respiratorie superiori (3,3%), infezione delle vie urinarie (1,7%) e capogiri (1,2%).
«Il trattamento ha una buona tollerabilità, il che contribuisce a garantire una soddisfacente qualità di vita al paziente, già gravato dalle limitazioni imposte dalla patologia», sottolinea Roberto Gerli, professore ordinario di reumatologia all’Università di Perugia e presidente della Società italiana di reumatologia (Sir). Inoltre, il farmaco si assume per via orale sotto forma di compresse e questa è «una caratteristica importante, perché consente una gestione più agevole della terapia a domicilio», evidenzia il reumatologo.
La voce dei pazienti
In seguito all’approvazione di filgotinib nel nostro Paese, anche i pazienti hanno fatto sentire la propria voce.
«Avendo più trattamenti a disposizione, lo specialista riesce a personalizzare meglio la terapia, tenendo conto delle necessità di ciascun paziente», ha dichiarato Silvia Tonolo, presidente dell’Associazione nazionale malati reumatici (Anmar).
«Dopo l’ok di Aifa è ora fondamentale che il nuovo farmaco venga tempestivamente incluso nei prontuari regionali in modo da essere effettivamente disponibile per il malato». A condividere l’auspicio è Antonella Celano, presidente dell’Associazione persone con malattie reumatologiche e rare (Apmarr), che aggiunge: «L’appropriatezza prescrittiva, il dialogo con il medico, l’aderenza terapeutica sono fattori chiave per un’ottimale gestione della malattia».
Attualmente il produttore di filgotinib sta conducendo ulteriori studi per verificare l’efficacia del farmaco in altre patologie infiammatorie, come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn.
Paola Arosio