Esame del sangue rileva il tumore, al via studio in Regno Unito

Una biopsia liquida potrebbe scovare il cancro precocemente, segnando una vera e propria rivoluzione nella diagnosi della malattia. Nel Regno Unito, il National Health Service ha avviato la sperimentazione di un nuovo test chiamato Galleri, in grado di individuare più di 50 tipi di tumore prima che compaiano i sintomi.

L’analisi, che consiste in un semplice esame del sangue, si basa sull’assunto che tutte le cellule in crescita, comprese le neoplasie, rilasciano minuscoli frammenti di DNA nel flusso sanguigno. Con un’importante precisazione: il test è complementare e non sostituitivo rispetto ai programmi di screening esistenti, come quelli per il cancro al seno, al collo dell’utero, alla prostata, all’intestino.

La sperimentazione su 140 mila volontari

Lo studio controllato e randomizzato condotto dai ricercatori del Cancer Research & King’s College London Cancer Prevention Trials Unit mira a reclutare 140 mila volontari di età compresa tra i 50 e i 77 anni, che non abbiano avuto una diagnosi di cancro negli ultimi tre anni.

I partecipanti verranno sottoposti a un prelievo sanguigno e poi suddivisi in due gruppi: i campioni ematici del primo gruppo saranno sottoposti al test, quelli del secondo verranno, invece, archiviati.

Ciò consentirà agli scienziati di confrontare lo stadio in cui viene rilevato il tumore nei diversi gruppi. I volontari saranno richiamati dopo un anno e dopo due, per raccogliere ulteriori campioni. I primi risultati sono attesi entro il 2023 e, in caso di successo, il servizio sanitario inglese prevede di estendere la ricerca a un milione di persone tra il 2024 e il 2025.

«Rilevando il cancro in fase precoce abbiamo più strumenti per curarlo, offrendo agli assistiti una maggiore possibilità di sopravvivenza», ha dichiarato Amanda Pritchard, amministratore delegato dell’NHS.

«I pazienti a cui il tumore viene diagnosticato nella fase 1 o 2 hanno, infatti, tra le cinque e le dieci possibilità in più di sopravvivere rispetto a quelli a cui è stato riscontrato al quarto stadio».

Gli studi oltreoceano

Già disponibile negli Stati Uniti, ma non ancora approvato dalla Food and Drug Administration (FDA), il test ha dimostrato di avere, secondo una ricerca pubblicata su Annals of Oncology a giugno del 2021, un tasso di falsi positivi molto ridotto.

I ricercatori hanno analizzato il funzionamento del test in 2.823 persone con la malattia e in 1.254 individui sani, verificando che il cancro era stato identificato correttamente nel 51,5% dei casi indipendentemente dallo stadio della patologia e rilevato in modo erroneo nello 0,5% dei casi.

Per quanto riguarda poi i tumori del sangue, la rilevazione si è rivelata esatta in circa il 55% dei casi, mentre l’organo o il tessuto colpito è stato segnalato con esattezza nell’88,7% dei casi.

Nello stesso mese sono stati presentati al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) anche i risultati parziali dello studio Pathfinder, che ha valutato 6.629 persone di età pari o superiore a 50 anni evidenziando 29 tumori appartenenti a 13 tipi diversi (seno, colon-retto, testa e collo, fegato e dotti biliari, polmone, leucemia linfoide, linfoma, ovaio, pancreas, neoplasia plasmacellulare, prostata, intestino tenue, macroglobulinemia di Waldenstrom).

Tra questi, quasi il 40% era localizzato (stadio 1 e 2) e più della metà è stato rilevato prima della comparsa di metastasi. I partecipanti continueranno a essere monitorati per un anno: i risultati definitivi sono previsti nella prima metà del 2022.

Paola Arosio