Immunoterapico PD-1 blockade per tumore rettale con MRD

Il dott. Andrea Cercek del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York ha presentato all’ultima edizione del congresso dell’American Society of Clinical Oncology lo studio “Single agent PD-1 blockade as curative-intent treatment in mismatch repair deficient locally advanced rectal cancer”, che propone un modo per trattare i pazienti con tumore rettale locale con alto grado di mismatch repair deficiency, ossia di cellule non in grado di riconoscere e riparare i danni nella duplicazione del DNA. Questa condizione predispone a nuova formazione tumorale.

In questi pazienti spesso la chemioterapia e la successiva radioterapia sono inefficaci. Gli autori suggeriscono che, in questi pazienti, possa essere funzionale la scelta di un trattamento immunoterapico con blocco del checkpoint.

L’anticorpo monoclonale selezionato è il dostarlimab, somministrato ogni tre settimane per sei mesi a un gruppo di 12 pazienti con adenocarcinoma rettale con mismatch repair deficiency di fase II o III.
Tutti i pazienti hanno avuto una risposta clinica positiva completa al trattamento immunoterapico, cosa che ha permesso di evitare tanto l’uso della chemioradioterapia che dell’intervento chirurgico.

L’esito è stato documentato con una serie di esami diagnostici, dalla risonanza magnetica alla FDG-PET, dalla visualizzazione endoscopica all’esame digitale rettale alla biopsia. A distanza di 6-25 mesi dalla somministrazione dell’immunoterapico, nessun paziente ha avuto una progressione tumorale o un ritorno della patologia neoplastica.

Inoltre, nessuno ha sviluppato eventi avversi di grado superiore a 3, il che rende il farmaco “sicuro”. Lo studio descritto è di fase II: è quindi necessario ripeterlo su un pool di pazienti più grande e allungare ulteriormente il follow-up.
In ogni caso, i risultati ottenuti sono interessanti e offrono speranza ai pazienti con tumore rettale locale e mismatch repair deficiency, oltre che ai loro medici che potrebbero avere uno strumento terapeutico in più.
Stime fornite dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – IARC dicono che il tumore al colon-retto rappresenta il 10% di tutte le nuove diagnosi oncologiche… ponendosi al terzo posto per incidenza, dietro al tumore al seno e a quello al polmone.

Per quanto riguarda l’Italia, “I numeri del cancro in Italia 2020” danno numeri pari a 43.700 nuovi casi l’anno, con pochissime differenze tra uomini e donne. Età, fumo, sedentarietà, malattie infiammatorie croniche intestinali e una storia clinica passata di polipi del colon o precedenti tumori del colon-retto sono fattori di rischio predisponenti questa forma tumorale. Molti di questi soggetti presentano una malattia da mismatch repair deficiency, per cui anche a fronte di una apparente guarigione, tendono a recidivare.

Inoltre, nel 10-5% dei casi questa condizione determina una resistenza alla chemioterapia. I risultati sono interessanti anche per un altro motivo. Il percorso diagnostico oggi utilizzato per il trattamento del tumore del retto si basa su chemioterapia, radioterapia e intervento chirurgico e questi ultimi due passaggi spesso determinano degli effetti collaterali importanti, anche a medio-lungo termine. Individuare modalità differenti, potrebbe evitare questo problema.