I sarcomi sono tumori dei tessuti molli che rappresentano circa l’1% di tutti i tumori maligni, con un’incidenza di circa 5 casi ogni 100.000 individui. Si tratta di una famiglia di tumori estremamente eterogenea che mette spesso in difficoltà i team di cura.
L’iter terapeutico si basa su radioterapia e chemioterapia preoperatoria, cui segue un intervento di resezione del tumore e successivi nuovi trattamenti chemio-radioterapici.
Si tratta di percorsi lunghi che portano spesso effetti collaterali fastidiosi al paziente, riducendone la qualità della vita e non sempre sono efficaci.
Qualora la diagnosi di sarcomi giunga quando questo è ancora localizzato, allora il 70-80% dei pazienti è ancora vivo dopo 5 anni… ma se, al contrario, il tumore viene individuato quando è già in metastasi o in stato avanzato, allora la sopravvivenza a 5 anni scende al 20%. In questi casi, la mediana di sopravvivenza generale è di circa 1 anno. Ecco perché si stanno cercando terapie più mirate.
L’immunoterapia è una delle strade in fase di sperimentazione. Il target al momento considerato più allettante è il recettore per la tirosin-chinasi, responsabile per la crescita dei vasi a livello di questi tumori e, quindi, essenziale per la loro crescita. Da qualche tempo si è proposto l’uso di un nuovo farmaco, Anlotinib, un inibitore del recettore della tirosin-chinasi (TK), appunto.
Al momento approvato per l’uso umano solo in Cina, dove trova applicazione nella cura dei tumori polmonari non a piccole cellule, questo farmaco si è dimostrato efficace anche contro i sarcomi. In Italia ha la denominazione di farmaco orfano. Anlotinib è sotto studio in vari Paesi.
Di recente è ancora un team cinese a pubblicare uno studio retrospettivo sull’uso di questo farmaco nella cura del sarcoma per provarne la sicurezza sul lungo periodo. 22 i pazienti coinvolti, di età compresa tra i 14 e i 75 anni: 5 affetti da sarcoma della parte molle alveolare, 4 da sarcoma sinosoviale, 3 da leiomiosarcoma, 2 da sarcoma epitelioide, 2 da sarcoma pleomorfico indifferenziato, 1 da sarcoma a cellule chiare, 1 darabdomiosarcoma, 1 da angiosarcoma, 1 da fibrosarcoma, 1 da liposarcoma pleomorfico e 1 da osteosarcoma.
La popolazione è quindi rappresentativa dell’ampia diversità di tipologie esistenti di questa neoplasia. Solo 9 pazienti sono stati trattati esclusivamente con Anlotinib: 9 hanno ricevuto una terapia mista con il farmaco associato associato a un chemioterapico, mentre i restanti 4 una terapia sinergica tra il farmaco e un anticorpo monoclonale anti-PD-1.
Tutti i pazienti hanno assunto Anlotinib per oltre un anno. In generale, il farmaco non ha dato gravi complicanze, anche se queste possono verificarsi e richiedono una gestione del farmaco specifica, con interruzioni e riprese. Come già evidenziato in altri studi, Anlotinib genera pressione alta per lo più, oppure sindrome delle mani e piedi e debolezza; quando associato alla chemioterapia, può dare mielosoppressione, mentre insieme al farmaco monoclonale, ipotiroidismo.
Il farmaco risulta essere particolarmene efficace nel ridurre la massa tumorale e tenerla sotto controllo nei sarcomi molto vascolarizzati, come il sarcoma epiteloide, il sarcome sinoviale e il sarcoma della parte molle alveolare.
Gli autori sottolineano quindi che il farmaco può essere utilizzato nel lungo periodo e mantiene la propria efficacia, con un buon profilo di sicurezza. Lo studio è stato condotto dal Cancer Hospital of Zheng Zhou University e dal Beijing Ji Shui Tan Hospital, della Peking University.
(Lo studio: Yao W, Du X, Wang J, Wang X, Zhang P, Niu X. Long-Term Efficacy and Safety of Anlotinib as a Monotherapy and Combined Therapy for Advanced Sarcoma. Onco Targets Ther. 2022 Jun 14;15:669-679. doi: 10.2147/OTT.S365506. PMID: 35726279; PMCID: PMC9206457)