Il farmacista di reparto, un’esperienza irlandese

Negli anni il ruolo del farmacista ospedaliero è diventato più poliedrico, portando questa figura professionale a uscire dai locali della Farmacia per entrare in corsia, per esempio, ma non solo.
Certo, un fattore che limita lo sviluppo di nuovi progetti è il poco tempo disponibile: una carenza che può essere colmata con l’introduzione di un tecnico farmacista di reparto ben formato che entri di diritto nel team di cura.

Uno studio qualitativo della Scuola di Farmacia e Scienze Farmaceutiche della Facoltà di Scienze della Vita e della Salute dell’Università di Ulster ha dettagliato il range e il tempo richiesto per le attività di questa figura professionale all’interno di un ospedale per acuti da 450 letti, registrandone e documentandone tutte le attività e i servizi portati avanti.
Otto i reparti coinvolti, cinque medici, due chirurgici e uno cardiologico, per una media di 30 pazienti ognuno al giorno. Lo studio è durato due settimane per reparto, per un totale di 70 giorni lavorativi.

L’analisi dei dati ha dimostrato che le attività principali svolte nell’arco di una giornata dai tecnici farmacisti di reparto sono sette: controllo degli armadietti delle medicine del paziente (a), rifornimento degli armadietti (b), revisione della tabella dei farmaci (c), riporto di eventuali problematiche al farmacista clinico (d), valutazione dei PODs (e), etichettatura dei farmaci per le dimissioni (f) e dispensazione dei farmaci per le dimissioni (g).

L’attività che richiede maggior impegno al tecnico farmacista di reparto è la c, ovvero la revisione della tabella dei farmaci, richiesta dal 77,23% dei pazienti. Altre attività riguardano, per esempio, il controllo degli armadietti dei medicinali, necessario nel 67,45% dei pazienti, e la richiesta di rifornimento degli stessi farmaci (46,78%).

Lo studio ha anche individuato quali sono il momento di massimo lavoro del tecnico farmacista di reparto, ovvero il lunedì e il venerdì, soprattutto nelle ore mattutine. Per scendere ulteriormente nel dettaglio, quattro delle sette attività vengono svolte prevalentemente di mattina (a,b,c,d), mentre le altre tre di pomeriggio (e,f,g).

Esistono poi differenze legate alle specialistà trattate nei diversi reparti. In linea generale lo studio ha permesso di valutare che il lavoro dei tecnici farmacisti di reparto toglie mansioni ripetitive ai farmacisti di reparto che possono così dedicarsi alle situazioni più gravi e complicate, migliorandone gli outcome. Certo, i tecnici devono essere opportunamente formati, meglio se in modo specifico per le diverse specialità trattate in un ospedale. In Irlanda, dove lo studio è stato condotto, questi professionisti seguono un corso apposito, in parte di persona e in parte online.
In Italia si sta attivamente lavorando all’introduzione del farmacista di reparto in tutti i distretti ospedalieri: a questa figura andrebbe poi aggiunta anche quella più tecnica per lo svolgimento delle mansioni ripetitive. Almeno se si crede che il modello anglosassone descritto sia efficiente.

Allo studio hanno partecipato anche la Misr University for Science & Technology di Giza e la Cairo University di Giza, in Egitto, e il Centro di innovazione per l’ottimizzazione della medicina del Northern Health and Social Care Trust di Antrim, in Irlanda (UK).

(Lo studio: Abuelhana A, Ashfield L, Scott MG, et alAnalysis of activities undertaken by ward-based clinical pharmacy technicians during patient hospital journeyEuropean Journal of Hospital Pharmacy 2021;28:313-319)

Stefania Somaré