Una molecola che allo stesso tempo è un jolly, perché agisce su molti tumori, ed è altamente specifica, perché mirata a un bersaglio molecolare.
Si tratta di entrectinib, farmaco innovativo che lo scorso 14 settembre ha ricevuto il via libera da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, in seguito all’approvazione della European Medicines Agency il 3 agosto 2020 e della Food and Drug Administration il 15 agosto 2019.
Il medicinale, che si assume per via orale sotto forma di capsule, è stato autorizzato con una doppia indicazione: tumori solidi con una fusione del recettore tirosin-chinasico neurotrofico (neurotrophic tyrosine receptor kinase, Ntrk) in pazienti di età superiore a dodici anni e carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato con una fusione del recettore tirosin-chinasico Ros1, non precedentemente trattati con inibitori di quest’ultimo.
Blocca l’alterazione genetica driver
Nel primo caso, la molecola inibisce i geni Ntrk1, Ntrk2, Ntrk3 che producono proteine Trk alterate (Trka, Trkb, Trkc), coinvolte nella proliferazione di vari tipi di tumori solidi.
Tra questi, sarcoma, carcinoma polmonare non a piccole cellule, mammary analog secretory carcinoma delle cellule salivari, carcinoma mammario secretorio e non secretorio, carcinoma tiroideo, colorettale, neuroendocrino, pancreatico, ovarico, endometriale, colangiocarcinoma, tumori gastrointestinali e neuroblastoma.
Per valutare l’efficacia del farmaco è stato condotto uno studio che ha coinvolto 74 pazienti Ntrk-positivi. Nel complesso il 63,5% ha mostrato una risposta, la cui durata mediana è stata di 12,9 mesi.
Nel secondo caso, il farmaco blocca invece l’attività di Ros1, che svolge un importante ruolo nel promuovere la proliferazione cellulare, favorendo così la necrosi delle cellule cancerogene.
Gli studi hanno coinvolto un totale di 94 pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule positivi a Ros-1. Complessivamente il 73,4% ha mostrato una risposta, con una durata mediana di 16,5 mesi.
Anche contro le metastasi cerebrali
In entrambi i casi, le reazioni avverse più comuni (oltre il 20%) sono state affaticamento, costipazione, alterazione del gusto, edema, vertigini, diarrea, nausea, disturbi cognitivi e del sistema nervoso, dispnea, anemia, aumento di peso, incremento della creatinina nel sangue, dolore, vomito, tosse, febbre.
«Il farmaco ha dimostrato di avere elevati tassi di efficacia, durata della risposta estesa e un buon profilo di tollerabilità», conferma Filippo De Braud, professore ordinario di oncologia all’Università degli studi di Milano e direttore del dipartimento di Oncologia Medica ed Ematologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori. «Inoltre, grazie al fatto che oltrepassa la barriera ematoencefalica, consente di ottenere risposte superiori al 50% in presenza di metastasi cerebrali».
Una ricerca italiana
Dietro questa importante innovazione terapeutica c’è il made in Italy. Le ricerche sono, infatti, iniziate al Nerviano Medical Sciences e sono poi proseguite al Cancer Center dell’Ospedale Niguarda e all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
«I traguardi raggiunti a livello clinico e regolatorio da questa molecola sono espressione della qualità della ricerca scientifica italiana e del forte impulso all’innovazione del nostro Paese», commenta Salvatore Siena, professore ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Milano e direttore del dipartimento di Oncologia dell’Ospedale Niguarda, «oltre a costituire un risultato fondamentale nell’ambito della medicina personalizzata, che sta ampliando le prospettive di cura per migliaia di pazienti oncologici».
Il team multidisciplinare
Dal punto di vista gestionale, l’introduzione del farmaco richiede l’implementazione di un nuovo modello organizzativo, basato su gruppi multidisciplinari costituiti da oncologo, anatomopatologo, chirurgo, radiologo, radioterapista, farmacista ospedaliero, bioinformatico.
Compito del team quello di interpretare, sulla base dei test di sequenziamento genetico di nuova generazione (Next generation sequencing), il profilo genomico di ciascun tumore per identificare i pazienti candidabili alla terapia.
Paola Arosio