Gestire localmente il dolore cronico richiede prima una conoscenza dello stesso.
Gli anziani hanno un rischio maggiore del resto della popolazione di sviluppare dolore cronico, dovuto in larga parte al naturale processo di invecchiamento e, in parte, a patologie croniche.
Il dolore è un sintomo spesso debilitante, che impatta con la funzionalità dei soggetti, riducendone la qualità di vita e la possibilità di relazione.
Per questo, occorre individuare strategie di gestione del dolore cronico che possano migliorare la qualità di vita di questi pazienti, meglio ancora se utilizzabili anche per coloro che vivono nelle aree remote.
Per poterlo fare bisogna prima conoscere a fondo il contesto del territorio su cui si vuole operare.
Una survey del 2020 sulle Highland come punto di partenza
Ecco allora che un team di ricerca scozzese ha condotto nel 2020 una survey destinata a comprendere la diffusione e la gestione del dolore cronico da parte di anziani abitanti nelle Highlands.
Lo studio aveva rilevato che, su poco più di 700 partecipanti, circa il 25% soffriva di dolore cronico, con conseguenze dirette nella vita pratica, sia dal punto di vista motorio, con difficoltà di movimento, che da quello emotivo, come lo sviluppo di chinesiofobia e tristezza.
Gli autori avevano inoltre verificato che questi anziani affetti da dolore cronico usavano le risorse sanitarie più degli altri. Tra i professionisti sanitari, il dolore cronico sembrava essere gestito soprattutto dal medico di base, tramite prescrizione di paracetamolo, da solo o in combinazione con opioidi e altri analgesici. Nessuna forma di gestione differente da quella farmacologica è mai stata presa in considerazione.
Nuove informazioni da un ulteriore studio
A distanza di 3 anni, lo stesso gruppo di studio ha diffuso gli esiti del proseguo della survey, condotta su soli 14 pazienti, intervistati al telefono per una trentina di minuti a testa.
Gli argomenti presi in considerazione sono stati descrizione e gestione del dolore cronico e impedimenti alla gestione del dolore stesso.
La maggior parte degli interpellati ha dichiarato di provare spesso un dolore da fastidioso a lancinante, dovuto in larga parte all’artrite e peggiorato dal freddo. Tale dolore si prolunga anche fino a 4 mesi.
Confermata anche la presenza di limitazioni, con difficoltà a fare lavoretti in giro per la casa, esercitarsi e camminare.
Nella maggioranza dei casi questi soggetti si rivolgono al proprio medico di base, non sapendo nemmeno dell’esistenza di cliniche specializzate nella gestione del dolore.
Diffusa anche la credenza che la sola via per trattare il dolore cronico sia di tipo farmaceutico, sebbene molti dei partecipanti si lamentino per gli effetti collaterali.
Quali ostacoli a una migliore gestione del dolore?
Davanti alla domanda riferita agli ostacoli a una migliore gestione del dolore, i pazienti riportano che per i professionisti sanitari è normale provare dolore invecchiando… il che sembra ridurre la loro attenzione al problema.
Non solo. Gli stessi pazienti sono convinti che, alla loro età, nulla possa funzionare per ridurre il dolore; quindi, non chiedono nemmeno se ci siano strumenti più efficaci del farmaco.
Ma non finisce qui. La survey ha messo in rilievo altri possibili ostacoli a una gestione ottimale del dolore: la mancanza di personale, che si traduce in difficoltà nel trovare un appuntamento nelle cliniche, e il costo di alcuni interventi che non vengono passati dal NHS. Gli autori intendono ora estendere il bacino geografico di studio, per capire se questi pensieri sono presenti anche in altre zone della Scozia.
(Lo studio: Jebara, T., Youngson, E., Drummond, N. et al. A qualitative exploration of chronic pain management of older adults in remote and rural settings. Int J Clin Pharm (2023). https://doi.org/10.1007/s11096-023-01607-8)