Anziani, gestione dei farmaci e ruolo del farmacista

La presenza di un farmacista ospedaliero per valutare le terapie assunte riduce eventi avversi correlati ai farmaci e assunzioni inappropriate.

Se è vero che la popolazione mondiale sta invecchiando lo è anche che non sempre lo fa in salute: la maggior parte degli anziani è affetta da una o più malattie croniche e assume un elevato numero di farmaci.
Quando le molecole assunte in una giornata sono più di cinque si può parlare di polifarmacia, condizione che si associa a elevato rischio di eventi avversi.
In Italia si stima che vivano in questa situazione circa la metà degli over 65.

Una delle soluzioni possibili è l’intervento del farmacista che, insieme al clinico, può stabilire quali farmaci sono indispensabili, quali ridondanti e così via.
Le sperimentazioni in questa direzione sono parecchie, in Italia come nel resto del mondo. Al problema della polifarmacia va aggiunto quello della corretta assuzione dei farmaci.

Lo studio USA

The Senior Care Pharmacist, rivista edita dall’American Society of Consultant Pharmacists, ha pubblicato uno studio condotto da un gruppo di ricerca di Syracuse, nello Stato di New York, afferente all’Upstate Community Hospital e al SUNY Upstate Medical Center.

L’istituzione non aveva, al momento dello studio, un farmacista a tempo pieno da dedicare alla visita dei pazienti anziani ricoverati per cure acute, così gli autori hanno allestito un lavoro retrospettivo, mettendo a confronto gli esiti tra pazienti anziani presenti in ospedale quando c’era anche il farmacista e non. In tutto i pazienti inclusi nel gruppo di intervento sono 125 e quelli nel gruppo di controllo 106.

Gli autori hanno valutato se la presenza del farmacista in corsia contribuisca a ridurre gli eventi avversi correlati ai farmaci e le medicazioni potenzialmente inappropriate. Come outcome secondari si sono considerate, invece, la lunghezza del ricovero, la reospedalizzazione a 30 giorni e l’accettazione, da parte del clinico, delle raccomandazioni fatte dal farmacista.

Importanza del ruolo del farmacista

Il confronto tra i due gruppi di pazienti evidenzia il ruolo positivo del farmacista ospedaliero sull’identificazione dei possibili farmaci inappropriati e la prevenzione degli eventi avversi farmaco-correlati: nel gruppo di studio, infatti, sono stati individuate più situazioni a rischio, seguite dalle dovute raccomandazioni.
Inoltre, gli autori hanno trovato una differenza statisticamente significativa rispetto al tasso di riammissione ospedaliera a 30 giorni dalle dimissioni, ridotto nei pazienti che sono stati valutati anche dal farmacista.

Sebbene lo studio non presenti alcuna valutazione di costo, è evidente che avere un farmacista che valuti full time gli anziani ricoverati per individuare errori o sovrapposizioni nelle terapie sia un fattore importante per migliorare le cure e ridurre il ritorno in ospedale, comunque associato a dei costi sanitari ingenti.

Quella in atto negli ultimi anni è una vera e propria rivoluzione, che vede riconoscere al farmacista ospedaliero dei ruoli di rilievo anche in ambito clinico. Certo, perché tutto funzioni al meglio è importante che medici e farmacisti collaborino e comunichino in modo adeguato, vivendo come sinergico il gioco di squadra.

(Lo studio: Yuksel JM, Ulen KR, Varghese D, Noviasky J. Pharmacist Involvement in an Acute Care of the Elderly Team: Impact on Appropriate Medication Use. Sr Care Pharm. 2023 Aug 1;38(8):338-345. doi: 10.4140/TCP.n.2023.338. PMID: 37496166)