Danni alla mucosa gastrica in Terapia Intensiva, uso efficiente dei farmaci

I pazienti ricoverati in Terapia Intensiva hanno un alto rischio di sviluppare danni alla mucosa gastrica correlati a stress che potrebbero evolvere in ulcere ed emorragie. Sembra che questo problema interessi dal 75% al 100% dei pazienti critici entro 24 ore dall’ammissione nell’UO, con una prevalenza di sanguinamento gastrointestinale dal 5,6% al 9% e un aumentato rischio di morte.

Inoltre, ciò determina spesso un allungamento del ricovero nella Terapia Intensiva stessa. Per evitare che si generino ulcere, molti protocolli prevedono di dare ai pazienti terapie farmacologiche antiacido, non di rado in modo eccessivo. Esistono studi in merito e sembra che almeno il 75% dei pazienti in Terapia Intensiva riceva questi farmaci, ma una percentuale tra il 14% e il 42% non è a rischio di sviluppare ulcere e sanguinamento.

Qui entra in gioco il farmacista ospedaliero, che può rendere più efficiente l’uso di questi farmaci. Una review cinese si è concentrata proprio sull’efficacia del ruolo del farmacista ospedaliero nell’evitare l’uso inappropriato della profilassi antiacido in Terapia Intensiva.

Gli autori hanno cercato su PubMed, Embase, la Cochrane Library, il Cochrane Central Register of Controlled Trials e su quattro database cinesi studi incentrati su interventi del farmacista ospedaliero in questo contesto per sottoporli ad analisi. In tutto sono stati individuati 9 articoli, selezionati su una pletora di 529. Come spesso accade nelle revisioni sistematiche, gli studi selezionati sono tra loro abbastanza diversi e basano l’inizio e la sospensione della terapia antiacido su una serie di fattori di rischio maggiori e minori.
In sette studi il fattore di rischio primario era l’essere sottoposti a ventilazione meccanica per oltre 48 pre e avere una coagulopatia.

In cinque studi il fattore di rischio minore considerato è l’uso di alte dosi di glucocorticoidi e la presenza di sepsi severa o shock settico. Per quanto riguarda la cessazione della terapia, invece, per alcuni studi questa deve avvenire quando non ci sono più indicazioni all’uso, oppure quanto il paziente viene dimesso dalla Terapia Intensiva.

Che dire dei vantaggi portati dall’intervento del farmacista ospedaliero? Nel 50% degli studi selezionati gli autori si sono concentrati sui benefici economici legati all’uso più appropriato delle terapie antiacido, sottolineando come questi interventi permettano di risparmiare. Ma non solo, cinque studi hanno trovato un vantaggio anche durante l’ospedalizzazione, mentre due al momento del trasferimento in Terapia Intensiva e due al momento delle dimissioni.

In linea generale i farmacisti ospedalieri hanno cercato di educare i colleghi di Terapia Intensiva all’uso appropriato di questa categoria di farmaci, effettuato verifiche direttamente al letto del paziente per aggiustare le terapie e altro ancora.
Occorre però sottolineare che in alcuni studi, nonostante il miglioramento nella gestione dei farmaci, vi sono ancora evidenze di uso inappropriato. Gli autori concludono quindi che gli interventi dei farmacisti ospedalieri sono certamente utili, ma occorrono ulteriori studi per accertarlo.

(Lo studio: Xu P, Yi Q, Wang C, Zeng L, Olsen KM, Zhao R, Jiang M, Xu T, Zhang L. Pharmacist-Led Intervention on the Inappropriate Use of Stress Ulcer Prophylaxis Pharmacotherapy in Intensive Care Units: A Systematic review. Front Pharmacol. 2021 Oct 25;12:741724. doi: 10.3389/fphar.2021.741724. PMID: 34759821; PMCID: PMC8573417)

Stefania Somaré