È arrivato alla quarta edizione il Report JIACRA, realizzato da European Centre for Disease Prevention and Control, European Food Safety Authority (EFSA) e European Medicines Agency.
Espressione dell’approccio one health, che riconosce che la salute umana è in relazione con quella ambientale e animale, il documento evidenzia come a fronte di una riduzione del consumo degli animali allevati a fini alimentari, si possa ottenere una diminuzione dei microrganismi resistenti agli antibiotici anche nell’uomo. Ciò sembra vero per i ceppi di Escherichia coli, presi come riferimento, ma vale anche per altre specie batteriche.
I dati presi in considerazione dai ricercatori sono relativi agli anni tra il 2014 e il 2021, periodo durante il quale si è assistito a una riduzione dell’uso di antibiotici negli allevamenti animali pari al 44%. Gli autori tengono a sottolineare che le associazioni statistiche sono forti per alcune classi di antibiotici e in alcuni Paesi, ma non si può generalizzare.
Tuttavia, il documento evidenzia anche quali sono le principali classi di antibiotici che favoriscono lo sviluppo di resistenza nei ceppi di E. coli: carbapenemi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni in uomo e chinoloni, polimixine, aminopenicilline e tetracicline negli animali da allevamento.
Consumo di antibiotici nel 2021
Ma quanti antibiotici si sono consumati nel 2021? Per poter confrontare l’uso tra diversi Paesi e nei due ambiti, uomo e allevamenti, la classica unità di misura cui siamo abituati, la DDD, è stata convertita in milligrammi di antibiotico per chilogrammo di biomassa (mg/mk per biomassa).
Si vede, quindi, che il consumo è stato di 125 mg/kg di biomassa per l’uomo e 92,6 mg/kg di biomassa per gli animali destinati al consumo alimentare.
Interessante osservare la forbice tra i diversi Paesi: se ci si riferisce agli esseri umani il range di consumo va da 44.3 (Paesi Bassi) a 160.1 (Francia) mg/kg di biomassa, mentre per gli animali da 2.5 (Norvegia) a 296.5 (Cipro) mg/kg di biomassa. In Italia nel 2021 abbiamo consumato 129,4 mg/kg di biomassa di antibiotici per l’uomo e 173,5 per gli animali da allevamento.
Le dichiarazioni delle Agenzie coinvolte
Nel comunicato stampa ufficiale rilasciato dalle tre agenzie europee si leggono commenti ai risultati ottenuti. Il primo è di Andrea Ammon, direttore dell’ECDC: «maggiori sforzi per ridurre il consumo non necessario di antibiotici sono fondamentali per affrontare la minaccia per la salute pubblica rappresentata dalla resistenza antimicrobica. Inoltre, il rafforzamento dei programmi di immunizzazione e il miglioramento delle pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni nelle comunità e nelle strutture sanitarie sono essenziali per ridurre il fabbisogno di antibiotici».
Si ricorda che, nel complesso, le resistenze agli antibiotici sono ritenute causa della morte ci circa 35 mila europei ogni anno e anche fonte di un costo economico elevato, pari a 11.7 miliardi di euro l’anno.
Bernhard Url, direttore esecutivo di EFSA, sottolinea: «utilizzare meno antibiotici nella produzione animale dà i suoi frutti: nella maggior parte dei paesi che hanno ridotto l’uso di antibiotici, abbiamo osservato una corrispondente diminuzione dei livelli di resistenza. Ciò significa che gli sforzi nazionali funzionano. Ciò evidenzia, inoltre, l’impegno dell’UE nell’approccio One Health, salvaguardando sia gli animali che salute pubblica globale».
Raggiungere l’obiettivo richiede però di poter accedere a dati certi da rielaborare, per studiare i trend e gli esiti dei cambiamenti introdotti. Lo conferma Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA: «L’accesso a dati affidabili sul consumo e sulla resistenza delle persone e degli animali fa davvero la differenza nella lotta contro la resistenza antimicrobica. Attraverso progetti congiunti come JIACRA, i paesi europei ottengono preziose informazioni sull’impatto delle misure che adottano. Ciò consente loro di intraprendere ulteriori azioni per promuovere l’uso prudente degli antibiotici».
Il tema è particolarmente importante in Italia, dove è noto si ha ancora un uso spesso improprio degli antibiotici.