In occasione dell’imminente congresso nazionale SIFO (27-30 ottobre, Bologna), Eli Lilly presenterà due simposi, entrambi dedicati all’approfondimento dei tre aspetti che danno il titolo al congresso stesso: “Clinica, Etica e Managerialità”.
Il farmaco oncologico: dalla ricerca al paziente
Con il simposio “Il farmaco oncologico: dalla ricerca al paziente. Aspetti di clinica, etica e managerialità” – in programma per venerdì 28 ottobre dalle 13.15 alle 14.15 in Sala Italia – si intende riprendere il percorso del farmaco dalla ricerca di base che rappresenta il razionale dello sviluppo della molecola (a volte si concretizza in un farmaco e altre volte (spesso) resta un’ipotesi affascinante), il suo sviluppo attraverso gli studi clinici nelle varie fasi, i passaggi approvativi, fino ad arrivare al paziente.
Coinvolgimento attivo del paziente oncologico
Abbiamo chiesto a Veronica Rogai, Associate VP-Medical Lilly Italy Hub, in che modo può avvenire il coinvolgimento attivo del paziente oncologico e qual è il punto di vista di Eli Lilly su scenari attuali e futuri in area oncologia.
«In Eli Lilly, ci impegniamo a sviluppare e fornire farmaci innovativi che faranno la differenza in modo significativo per i pazienti affetti da cancro, anche per le forme rare, con l’obiettivo di fornire più opportunità terapeutiche.
Per noi, questo significa concentrarci sui progressi scientifici più recenti, come la medicina di precisione, e collaborare con medici, altri ricercatori, gruppi a supporto dei pazienti e con chi sostiene la spesa sanitaria per garantire che i nostri farmaci offrano valore alle persone affette da tale patologia.
Per quanto riguarda il coinvolgimento attivo del paziente oncologico, riteniamo cruciale da parte di tutti gli stakeholders l’ascolto dei bisogni dei pazienti e dei loro caregivers tramite i rappresentanti delle associazioni pazienti, perché solo così possiamo raccogliere i loro insights e migliorare tutto il processo, dalla ricerca al percorso diagnostico-terapeutico, all’accesso.
Inoltre, il coinvolgimento attivo del singolo paziente, da parte dello specialista, è di fondamentale importanza in una gestione olistica, che ha come obiettivo il suo benessere: dagli aspetti psicologici, agli effetti collaterali delle terapie, all’attività fisica, all’alimentazione e all’aderenza terapeutica».
Farmaci oncologici, ruolo del farmacista ospedaliero
Sebastian Iovan, Associate VP-PRA Lilly Italy Hub, ci illustra Eli Lilly come vede il ruolo del farmacista ospedaliero nell’ambito dei farmaci oncologici.
«Tengo a sottolineare che ritengo il farmacista ospedaliero uno degli interlocutori cruciali delle aziende farmaceutiche.
Infatti, oltre a essere chiamato a contribuire alla valutazione sull’utilizzo dei farmaci, all’interno delle commissioni terapeutiche e alle commissioni di gara, al fine di garantire la qualità della gestione del farmaco nel rispetto del bisogno dell’assistenza al paziente e dei budget ospedalieri, in particolare in ambito oncologico, oggi aggiunge una nuova responsabilità rappresentata dalla Clinical Pharmacy.
Questo implica un suo lavorare sempre in una più stretta collaborazione con l’oncologo e il team multidisciplinare, ponendo al centro dell’attenzione il paziente con la sua malattia, i bisogni psicologici e assistenziali, il percorso di cura e la qualità della vita, al fine di garantire la sostenibilità del sistema sanitario tramite un uso sicuro ed efficace del farmaco e l’ottimizzazione dell’appropriatezza e aderenza della terapia».
La managerialità nella gestione dell’artrite reumatoide
Il simposio “La managerialità nella gestione dell’artrite reumatoide. Clinico, farmacista e farmaco economista a confronto” – che si svolgerà sabato 29 ottobre dalle 13.15 alle 14.15 in Sala Bologna – metterà in evidenza ai farmacisti l’importanza dell’allineamento fra i tre stakeholders principali per poter gestire le malattie autoimmuni, come appunto l’artrite reumatoide, in una maniera migliore per i pazienti, sostenibile a lungo termine, ma anche appropriata.
Si parlerà anche dell’importanza di diagnosi e trattamento precoci, che permettono di iniziare la terapia nel momento giusto, evitando comorbidità e complicazioni che si creano con il tempo, portando sia problematiche aggiuntive a carico del paziente sia maggiore pressione sul budget del SSN.
Efficienza ed efficacia nel trattamento
Veronica Rogai ci spiega come rendere efficiente, in termini clinici ed economici, e insieme efficace per il paziente il trattamento dell’artrite reumatoide.
«Crediamo che porre il paziente al primo posto sia cruciale in primis per la sua qualità di vita, ma anche per la sostenibilità del sistema sanitario.
Mi spiego meglio: la diagnosi tempestiva e la relativa presa in carico del paziente, l’adeguatezza terapeutica, mirata al raggiungimento della remissione o di bassi livelli di attività dell’artrite reumatoide, così come l’appropriata aderenza al trattamento, implicano corretta gestione della patologia e miglioramento della qualità di vita del paziente.
Temi cruciali anche per ridurre percorsi di diagnosi lunghi e non corretti, esami inutili, complicanze di una diagnosi in fase tardiva, che rappresentano costi evitabili per il nostro sistema sanitario».
Sebastian Iovan chiarisce perché collaborazione tra specialista, farmacista ospedaliero ed economista del farmaco è fondamentale.
«Per raggiungere l’obiettivo comune di questi diversi stakeholders, ossia migliorare la qualità di vita del paziente, è fondamentale che ci sia una capacità di collaborazione tra tutti gli attori coinvolti nel processo decisionale con una strategia olistica e non miope. Infatti, garantire e assicurare il miglior farmaco disponibile sul mercato per il paziente appropriato e fare in modo che ci sia aderenza terapeutica significa ridurre le complicanze, le ospedalizzazioni e quindi utilizzare al meglio le risorse a disposizione e garantire anche la sostenibilità del sistema sanitario».