Si è svolto a Vienna dal 23 al 25 marzo il convegno della European Association of Hospital Pharmacy (EAHP) dal titolo “Ruoli che cambiano in un mondo che cambia” (Changing Roles in a Changing World) con una lettura magistrale fatta da Steven Simoens, farmacoeconomista dell’Università di Lovanio, dove sono emersi spunti importanti.
Il titolo ha anticipato quanto è stato poi presentato: la sanità sta cambiando in tutto il mondo, stanno giungendo terapie (geniche e personalizzate) che possono portare a un radicale cambio di paradigma nella organizzazione e gestione dei setting assistenziali: siamo anche noi pronti a modificare i sistemi di misurazione delle performance sanitarie?
Il congresso europeo si è mosso dai vecchi concetti di riferimento della produttività sanitaria “alla value based healthcare, che si concentra sugli outcomes in termini di salute del paziente”, come sottolineato dal prof. Thomas De Rijdt, chairman di EAHP.
In questa transizione ecco che efficacia personale e sociale percepita, equità ed efficienza, sostenibilità economica e ambientale sono alcuni dei valori fondanti alla base del concetto stesso di value based healthcare.
In questo nuovo scenario qual è il ruolo dei farmacisti ospedalieri? La nuova misurazione delle prestazioni sanitarie è un fronte importantissimo proposto nei lavori EAHP a Vienna. La considerazione che abbiamo tutti condiviso è chiara: stanno arrivando terapie avanzatissime, che spingono verso una nuova gestione dei pazienti e che conducono a una trasformazione e innovazione delle organizzazioni sanitarie.
Stanno mutando rapidamente le cure in oncologia, nelle malattie rare, nell’ambito cardiovascolare ed è chiaro che noi non possiamo più misurare le prestazioni sulla base di valori e terapie riferiti a un passato ormai superato nei fatti.
Durante i lavori sono stati presentati modelli differenti sviluppati negli USA, dall’OMS (WHO CHOICE project), in Europa e dall’ICHOM (International Consortium Health Outcome Measures), ma in realtà i tanti modelli devono poi essere implementati all’interno dei differenti sistemi sanitari, tenuto conto delle differenti organizzazioni e dei diversi sistemi di rimborso.
In Italia è possibile questo nuovo percorso? Certamente sì, ma prima di tutto occorre che anche nel nostro Paese si diffonda una consapevolezza: misurare non significa riportare tutto a un valore economico di riferimento, ma creare le condizioni multidisciplinari per generare nuovi criteri di valutazione. Una cosa deve essere condivisa: ci muoviamo verso nuovi sistemi, dobbiamo generare nuove misure. Per farlo occorre un governo multidisciplinare in questo passaggio epocale. E il farmacista ospedaliero ha tutte le competenze ed esperienze adeguate per esserne protagonista.