È partita da Milano un’iniziativa di sensibilizzazione sull’importanza di eseguire il test dell’epatite C, una patologia oggi curabile, ma poco conosciuta dai cittadini.
Un virus scoperto tardivamente, ma contro il quale oggi si può fare molto. Parliamo dell’Hepatitis C Virus (HCV), responsabile dell’epatite C, una patologia infiammatoria che colpisce il fegato e progredisce spesso in modo asintomatico, rendendo difficile una diagnosi precoce. Il contagio avviene attraverso il contatto diretto con sangue infetto e provoca nel tempo la morte delle cellule del fegato (necrosi) e la formazione di fibrosi epatica. Se non curata precocemente, l‘infezione può quindi compromettendo l’integrità e la funzione del fegato, che può anche arrivare a sviluppare cirrosi epatica o degenerare in tumore.
Lo scorso 5 giugno è partita un’importante campagna di sensibilizzazione, promossa da Gilead con il patrocinio di varie istituzioni e associazioni, per lanciare un messaggio alla popolazione: l’infezione da HCV oggi è curabile e può essere debellata. Per diagnosticarla è sufficiente eseguire un semplice test e i farmaci antivirali ad azione diretta permettono di curare la malattia e prevenire danni al fegato a lungo termine.
Gilead è una società biofarmaceutica che ha dato un contributo importante alla cura dell’epatite C. Occorre, però, fare informazione perché la patologia è poco conosciuta e, benché si possa pensare che il rischio riguardi solo soggetti che fanno uso di droghe per via iniettiva o inalatoria, in realtà le categorie a rischio sono anche altre, come chi si fa tatuare e fa piercing in situazioni di scarsa igiene, ma anche chi, prima degli anni ‘90, ha subito trasfusioni di sangue o emoderivati o trapianti.
Il virus è infatti stato isolato alla fine degli anni ‘80 e prima di allora non era conosciuto né associato alla malattia. L’importanza di eseguire il test è quindi ancora più marcata per i nati fra il 1948 e il 1988, che sono considerati gli anni più a rischio. Oggi il test è gratuito per i nati tra il 1969 e il 1989, ma si sta lavorando per ampliare la fascia di età a cui offrirlo.
Mettiamoci un punto
Dal 5 all’8 giugno Milano vedrà circolare nelle sue vie il tram della sensibilizzazione, protagonista della campagna “Epatite C. Mettiamoci un punto”, promossa da Gilead con il patrocinio della Città Metropolitana di Milano e di diverse note associazioni come Anlaids ed EpaC. Lo storico tram, rivestito di messaggi informativi sulla patologia e lo screening, attraverserà la città nei giorni in cui si svolge il congresso EASL, importante evento scientifico europeo di epatologia.
Debellare il virus si può
L’epatite C può essere sconfitta e il contagio azzerato. Questo il messaggio principale emerso dall’evento di presentazione della campagna. «Soltanto uniti riusciremo a vincere questa sfida», ha sottolineato Carmen Piccolo, direttore medico di Gilead Sciences Italia. Un invito colto delle istituzioni del capoluogo lombardo.
Da una survey presentata nel corso dell’evento è emersa una scarsa conoscenza dell’epatite C da parte della popolazione, per cui è fondamentale spiegare ai cittadini la situazione. «Il virus dell’epatite C è circolato tanto in Italia in passato e ha rappresentato per anni la più comune causa di trapianto di fegato», ha ribadito Roberta D’Ambrosio, specialista in gastroenterologia ed epatologa presso fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «Il virus è stato scoperto nel 1989 e i primi test sono entrati in commercio all’inizio degli anni ‘90. Tutti coloro che sono entrati in contatto con procedure medico chirurgiche prima di questo periodo sono a rischio di aver contratto il virus, così come chi è stato sottoposto a trasfusioni di sangue o dialisi. Non è quindi solo un problema di tossicodipendenti o altre situazioni considerate a rischio».