Secondo gli studi PROMIS-I e PROMIS-II, l’uso di colistimetato sodico per via inalatoria consente di ridurre le infezioni ricorrenti da P. aeruginosa, migliorando la qualità di vita dei pazienti e riducendo il rischio di incorrere in broncospasmo.
Caratterizzate da una dilatazione permanente dei bronchi e da sintomi respiratori cronici, le bronchiectasie non correlate alla fibrosi cistica (NCFB) sono spesso l’esito di una infezione respiratoria, sebbene in alcuni casi siano determinate da una malattia genetica.
Con un’incidenza non ben definita, ma data in aumento, queste patologie colpiscono soprattutto gli anziani in fascia di età 80-85 anni e hanno un andamento progressivo, dovuto in gran parte a nuovi episodi infettivi. Al momento non esistono veri e propri trattamenti approvati dedicati alle NCFB. Ci sono, tuttavia, delle sperimentazioni.
Tra le soluzioni al vaglio della ricerca per trattare le NCFB c’è il colistimetato sodico per via inalatoria, somministrato tramite l’inalatore I-neb® Adaptive Aerosol Delivery System (CMS I-neb) di Zambon, che ha da poco annunciato la pubblicazione di due studi di fase III su The Lancet Respiratory Medicine. In Europa il colistimetato sodico è già usato per il trattamento della fibrosi cistica.
Gli studi sono PROMIS-I e PROMIS-II, entrambi multicentrici e randomizzati, in doppio cieco e con controllo con placebo. I pazienti coinvolti in questi studi sono tutti affetti da NCFB da P. aeruginosa e hanno avuto almeno due esacerbazioni curate con antibiotici orali, oppure una sola esacerbazione ma trattata con antibiotici per via endovenosa. Vediamo qualche altro dettaglio.
PROMIS-I
Lo studio PROMIS-I ha visto la partecipazione di Australia, Belgio, Germania, Grecia, Israele, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Spagna, Svizzera e Regno Unito.
Nel complesso sono stati arruolati 377 pazienti, randomizzati in due gruppi: uno è stato trattato con colistimetato sodico per via inalatoria tramite il dispositivo I-neb, due volte al giorno per massimo 12 mesi, mentre quello di controllo con un placebo, somministrato con lo stesso device e nella stessa dose e modalità.
Outcome primario di questo studio è la riduzione del tasso di esacerbazione annuale, obiettivo raggiunto con una riduzione del 39% rispetto al placebo. Se si considerano le esacerbazioni gravi, la riduzione è stata addirittura superiore, pari al 59%. Anche l’outcome secondario, ovvero il miglioramento della qualità di vita, è stato raggiunto.
In questo caso si è usato come strumento il questionario St. George’s Respiratory. Inoltre, il broncospasmo ha interessato meno del 5% dei pazienti. Da ultimo, gli autori hanno osservato anche una riduzione della densità di P. aeruginosa. Che dire della sicurezza? Lo studio ha mostrato una buona tollerabilità al trattamento.
PROMIS-II
Lo schema dello studio PROMIS-II è simile al precedente. In questo caso i pazienti arruolati sono stati 287. Lo studio non è mai stato portato a compimento, a causa dell’avvento della pandemia da Sars-CoV-2; tuttavia, i risultati preliminari riferiti al periodo pre-pandemico sono in linea con quelli descritti sopra per PROMIS-I.
Questo studio ha visto la collaborazione di Argentina, Australia, Canada, Germania, Grecia, Israele, Italia, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Francia e Stati Uniti.
Spiega il dott. Charles Haworth, medico pneumologo presso il Cambridge Centre for Lung Infection del Royal Papworth Hospital e investigatore principale degli studi PROMIS: “i risultati del programma PROMIS rappresentano un’importante svolta per i pazienti affetti da NCFB, che da tempo soffrono di infezioni respiratorie croniche senza alcun trattamento approvato.
Per la prima volta, abbiamo prove evidenti che dimostrano che il CMS I-neb può ridurre significativamente le esacerbazioni e migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da NCFB e infezione cronica da P. aeruginosa, offrendo una speranza dove prima c’erano opzioni limitate”.
Parole alle quale si aggiungono quelle del prof. James Chalmers, docente di ricerca in ambito respiratorio presso l’Università di Dundee e investigatore degli studi PROMIS: “questi risultati sottolineano l’importanza degli antibiotici per via inalatoria, come CMS I-neb, nel ridurre le esacerbazioni e migliorare gli esiti nei pazienti con NCFB e infezione cronica da P. aeruginosa.
L’infezione bronchiale cronica svolge un ruolo chiave nel determinare l’infiammazione e il danno alle vie aeree nella bronchiectasia, e la riduzione delle esacerbazioni è stata collegata a una migliore prognosi, qualità della vita e funzione polmonare”.
Negli USA la FDA a riconosciuto al programma PROMIS la designazione “FDA Qualified Infectious Disease Product (QIDP), Fast Track e Breakthrough”.
Lo studio: Inhaled colistimethate sodium in patients with bronchiectasis and Pseudomonas aeruginosa infection: results of PROMIS-I and PROMIS-II, two randomised, double-blind, placebo-controlled phase 3 trials assessing safety and efficacy over 12 months. Haworth, Charles S et al. The Lancet Respiratory Medicine, Volume 12, Issue 10, 787-798