Apalutamide, rimborsabilità da Aifa per il carcinoma metastatico sensibile agli ormoni

Aifa estende la rimborsabilità di apalutamide, farmaco antitumorale in compresse inibitore del recettore degli androgeni, impiegato nel trattamento di uomini adulti con carcinoma prostatico metastatico sensibile agli ormoni (mHSPC) in combinazione con terapia di deprivazione androgenica (ADT). Il farmaco era già rimborsato nel carcinoma prostatico resistente alla castrazione non metastatico (nmCRPC).

La notizia è accolta con favore dalla comunità scientifica cui è resa disponibile una ulteriore opportunità di cura per i pazienti con tumore alla prostata: 564.000 gli Italiani con pregressa diagnosi, pari al 33% dei casi di tumori nel sesso maschile, e circa 36.000 coloro che hanno ricevuto una nuova diagnosi, pari al 19% di tutti i tumori maschili solo nel 2020.

Il meccanismo d’azione

Apalutamide agisce impedendo il legame degli androgeni al recettore degli androgeni, la sua penetrazione nelle cellule tumorali e il legame al DNA della cellula (Clegg NJ, et al. ARN-509: a novel antiandrogen for prostate cancer treatment. Cancer Res. 2012;72:1494-1503), ovvero esercita una potente attività antitumorale, ottenuta aumentando la morte (apoptosi) delle cellule tumorali e riducendone la proliferazione.

«Il farmaco apalutamide, già disponibile da qualche anno in Italia per il trattamento del carcinoma prostatico non metastatico resistente alla castrazione», dichiara Vincenzo Mirone, responsabile ufficio risorse e comunicazione Società Italiana di Urologia, professore ordinario e direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Università Federico II di Napoli, presidente della Fondazione PRO, «ha dimostrato di ridurre significativamente il rischio di metastasi e di morte».

I dati di efficacia sono riferiti a due studi randomizzati, controllati con placebo, di fase 3: lo studio Spartan (relativo all’indicazione nmCRPC) e lo studio Titan (per l’indicazione mHSPC) che ne attestano anche il profilo di tollerabilità e sicurezza.

Spartan

Studio di fase 3, ha valutato l’efficacia e la sicurezza di apalutamide in combinazione con ADT rispetto a placebo con ADT, in pazienti con nmCRPC che avevano un livello di antigene prostatico specifico (PSA) in rapido aumento (tempo di raddoppio del PSA ≤10 mesi) (Smith, MR. et al. Apalutamide Treatment and Metastasis-free Survival in Prostate Cancer. N Engl J Med. 2018 Apr 12;378(15):1408–1418). Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario di sopravvivenza libera da metastasi.
Ovvero ha ridotto significativamente il rischio di sviluppare metastasi o morte del 72%, rispetto al placebo in combinazione con ADT (HR = 0.28; 95% CI, 0.23-0.35; P < 0.001).

Ha migliorato la sopravvivenza mediana libera da metastasi di oltre due anni (40,5 mesi contro 16,2 mesi) nei pazienti con nmCRPC e con PSA in rapido aumento; ha prolungato significativamente la sopravvivenza complessiva mediana di 14 mesi [HR=0,78; p=0,0161 e ridotto il rischio di morte del 22%, rispetto alla sola ADT ( Small, E. et al. Final Survival Results From SPARTAN, a Phase 3 Study of Apalutamide (APA) vs Placebo (PBO) in Patients (pts) With Nonmetastatic Castration-Resistant Prostate Cancer (nmCRPC). ASCO 2020. Poster presentation, Abstract #5516, link).

Infine, applicando la correzione per il cross-over dei pazienti che, nel braccio placebo all’apertura del cieco hanno assunto apalutamide per manifesta superiorità del braccio sperimentale, la sopravvivenza complessiva ottenuta con apalutamide più ADT è risultata di oltre 21 mesi superiore a quella del placebo più ADT (73,9 contro 52,8 mesi, rispettivamente, HR=0,69, p=0,0002).

Titan

Studio di fase 3, ha valutato apalutamide in combinazione con ADT in confronto a placebo più ADT, in pazienti con mHSPC. I risultati hanno mostrato che al follow-up mediano di quasi quattro anni (44.0 mesi), il trattamento con apalutamide più ADT ha ridotto del 35% il rischio di morte rispetto alla sola ADT (HR=0,65; p<0,0001); applicando la correzione per il cross-over dei pazienti nel braccio placebo, il miglioramento del tasso di sopravvivenza complessiva è aumentato ulteriormente, portando la riduzione del rischio di morte al 48% (HR=0,52; p<0,0001).

Inoltre, apalutamide in combinazione con ADT ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione secondaria (PFS2) (HR=0,62; p<0,0001) e ha ritardato il rischio di resistenza alla castrazione (HR=0,34; p<0,0001) con qualità della vita correlata alla salute (HRQoL), secondo il questionario validato FACT-P (Functional Assessment of Cancer Therapy–Prostate), mantenuta in entrambi i gruppi.

Non ultimo, apalutamide si è dimostrato ben tollerato, con un profilo di sicurezza in linea con gli studi precedenti e un rischio di una seconda progressione o morte (PFS2) sensibilmente ridotto, quando combinato con ADT, rispetto ai controlli (HR 0,66; IC al 95% 0,50-0,87; P= 0,0026).
Questo dato suggerisce che un’intensificazione precoce della terapia con apalutamide può influenzare positivamente il decorso della malattia per i pazienti che successivamente vengono sottoposti alla chemioterapia con taxani o trattati con nuovi agenti ormonali (Chi, K. Final Analysis Results From TITAN: A Phase 3 Study of Apalutamide (APA) vs Placebo (PBO) in Patients (pts) With Metastatic Castration-Sensitive Prostate Cancer (mCSPC) Receiving Androgen Deprivation Therapy (ADT). ASCO GU 2021 oral presentation; Chi, K, et al. Apalutamide in Patients With Metastatic Castration-Sensitive Prostate Cancer: Final Survival Analysis of the Randomized, Double-Blind, Phase III TITAN Study. J Clin Oncol, 2021 Apr 29; JCO2003488, doi: 10.1200/JCO.20.03488).

«La rimborsabilità di apalutamide per i pazienti con mHSPC», conclude Orazio Caffo, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’Ospedale di Trento, «rappresenta una notizia che gli oncologi italiani aspettavano da tempo.

Per anni l’unica strategia disponibile in Italia in questa fase di malattia è stata rappresentata dall’aggiunta della chemioterapia con docetaxel alla terapia di deprivazione androgenica. Con la rimborsabilità di apalutamide possiamo finalmente offrire ai nostri pazienti una alternativa terapeutica con una chiara efficacia e con un profilo di tollerabilità favorevole».

Francesca Morelli