Accreditamento, più qualità delle farmacie ospedaliere

Può essere paragonato a una sorta di “bollino di qualità”. Parliamo dell’accreditamento delle farmacie ospedaliere, un riconoscimento che consente al sistema di dispensazione dei farmaci della struttura di erogare prestazioni più accurate, in termini di qualità e sicurezza dell’assistenza al paziente, di qualificazione degli interventi sanitari e di risparmio per l’intero sistema.
Allo stesso tempo permette di dare più valore all’expertise e professionalità al farmacista ospedaliero.

Dal XLIII Congresso SIFO (Bologna, 27-30 ottobre 2022) è giunto l’appello a rendere la norma regionale sull’accreditamento farmacie ospedaliere strutturata, avviata e attiva, su tutto il territorio nazionale, non limitata a poche eccezioni come oggi accade.

Garanzia di maggiore sicurezza

Non è un assioma, ma un dato di fatto. Il processo di accreditamento è una forma di tutela non solo per il dispensario presente nella struttura, ma per il cittadino e/o altro beneficiario.
L’accreditamento impone, infatti, la verifica dei requisiti già previsti dal sistema autorizzativo (DPR 14/1/97) e di ulteriori standard di qualità: solo in presenza di queste credenzialità, verificate da organismi certificati, la farmacia ospedaliera può ricevere il certificato di accreditamento.

Il riconoscimento di questa “expertise” consente alla farmacia/farmacista di erogare prestazioni nei diversi livelli di assistenza. Questa opportunità è (stata) acquisita oggi da solo poche strutture e in poche regioni, quali ad esempio Lombardia e Friuli Venezia-Giulia, complice la mancanza di una norma di recepimento delle direttive nazionali, omogenea ed estesa a tutto il territorio, che disciplini in modo chiaro il percorso per la richiesta di accreditamento.

Da nord a sud del Paese

L’auspicio e la prima necessità sono avere, innanzitutto, una procedura uniforme e uniformata, in secondo luogo la sua applicazione su tutto il territorio nazionale.
È quanto ribadiscono gli esperti in occasione della sessione focus: “Il sistema di accreditamento delle farmacie ospedaliere: una grande opportunità per la qualità e sicurezza delle cure”.

«L’accreditamento istituzionale», spiega Gaetana Muserra, membro CURF SIFO, «è rilasciato dalle Regioni alle strutture autorizzate, pubbliche o private, che ne facciano richiesta, subordinatamente alla loro rispondenza ai requisiti ulteriori di qualificazione, alla loro funzionalità rispetto agli indirizzi. Con l’accreditamento, o meglio con il riconoscimento dell’accreditamento, si intende assicurare e garantire sia l’affidabilità delle strutture private che, in concorrenza con quelle pubbliche, agiscono per conto del SSN, sia la qualità delle prestazioni rese».

A oggi sono poche le esperienze virtuose sul territorio: tra queste c’è la Lombardia e nello specifico le strutture del Gruppo San Donato, dove la Regione con una delibera dell’aprile 2017, ha previsto l’accreditamento delle farmacie ospedaliere, secondo quanto definito dalla normativa nazionale, nel DPR 14 gennaio 1997, e in presenza dei requisiti strutturali e tecnologici necessari.

«Regione Lombardia», dichiara Roberto Langella, segretario regionale SIFO, «si è impegnata ormai da più di un anno a stendere un documento che potesse superare i dettami contenuti nel DPR del 1997, ma aggiornandolo nel rispetto della legislazione nazionale, al fine di consentire alle farmacie ospedaliere di disporre di un documento attuale e flessibile per aumentare la qualità delle farmacie ospedaliere a livello strutturale, tecnologico e organizzativo. Questo tipo di percorso mira a fungere da volano verro l’accreditamento all’eccellenza, ulteriore garanzia aggiuntiva per la qualità dei percorsi all’interno delle farmacie ospedaliere, sicurezza per l’operatore e il paziente che rimane centrale in tutti i percorsi effettuati dal collega farmacista sia all’interno delle strutture SSN sia delle strutture private accreditate».

Mentre in Friuli Venezia Giulia, nello specifico le aziende di Friuli Occidentale, Friuli Centrale e l’ASUGI che include il territorio tra Trieste e Gorizia, una ARCS (Agenzia Regionale Coordinamento della Salute e due Irccs, Burlo Garolfo di Trieste e CRO di Aviano, «devono rispondere a criteri di autorizzazione», specifca la dott.ssa Ketty Parenzan dell’Ospedale Universitario di Trieste, «con richiesta di requisiti minimi strutturali, tecnologici, organizzativi, e di accreditamento, ovvero a requisiti di qualità, standardizzati e definiti a livello regionale, per avere nel caso di struttura privata l’accesso al tariffario dell’SSN e quindi la garanzia dei LEA».

L’appello

«Il nostro appello», ha concluso Giancarlo Taddei, primario emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, «è che anche le altre Regioni seguano l’esempio della Lombardia. L’accreditamento è un lavoro di squadra e bisogna collaborare in un team multidisciplinare coordinato dal direttore sanitario e costituito, oltre che dal farmacista, anche dall’ingegnere responsabile dell’Ufficio tecnico e dal responsabile della qualità».

Francesca Morelli