Abemaciclib, una possibile arma contro il meningioma

Meningioma (immagine: Wikipedia)

Il meningioma è un tumore cerebrale che origina dalle meningi, i tessuti che circondano la parte esterna del cervello. Rappresenta circa il 30% delle neoplasie cerebrali, è più frequente negli adulti e negli anziani e due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini.
Quando, dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia, la malattia si ripresenta, non c’è purtroppo alcun farmaco efficace che ne possa arrestare la progressione.

Per colmare questa lacuna, gli scienziati della Northwestern Medicine di Chicago, in collaborazione con i ricercatori dell’Università della California, San Francisco, e dell’Università di Hong Kong, si sono messi all’opera con l’intenzione di identificare il tallone d’Achille del tumore e colpirlo.

Una nuova classificazione

Gli sperimentatori hanno eseguito la profilazione della metilazione del Dna in 565 meningiomi, integrandola con approcci genetici, trascrittomici, biochimici, proteomici, per mostrare che i meningiomi possono essere suddivisi in tre gruppi molecolari, con risultati clinici, driver biologici, vulnerabilità terapeutiche diversi. In particolare, di fronte alla terapia citotossica, il 34% dei meningiomi ha esiti abbastanza positivi, il 38% ha esiti intermedi, il 28% ha esiti negativi, mostrando un grado elevato di resistenza al trattamento.

«Questo nuovo sistema di classificazione prevede la recidiva in modo più accurato rispetto al metodo di classificazione tradizionamente in vigore», spiega Stephen Magill, professore associato di Neurochirurgia alla Northwestern University e responsabile dello studio.
Gli esperti hanno così ipotizzato che abemaciclib, un farmaco inibitore del ciclo cellulare indicato per il trattamento dei tumori al seno avanzati o metastatici, potesse limitare la crescita della neoplasia cerebrale. Per testare la loro ipotesi hanno condotto ricerche in colture cellulari, organoidi, topi e pazienti, in cui il medicinale è stato impiegato off label come uso compassionevole.

Risultati positivi

Le sperimentazioni hanno evidenziato che i topi con meningiomi trattati con il farmaco hanno vissuto più a lungo rispetto ai roditori non trattati. Hanno, inoltre, mostrato che i pazienti che avevano assunto la molecola hanno registrato una riduzione della dimensione del tumore e un miglioramento dei sintomi associati alla patologia rispetto a coloro che non hanno ricevuto alcun trattamento. «Tutto ciò suggerisce che il medicinale dovrebbe essere preso in considerazione per gli studi clinici», ha commentato Magill, «con l’obiettivo di convalidare i risultati in un numero maggiore di assistiti».

Paola Arosio