Rimborsate nel nostro Paese due nuove indicazioni d’uso del daratumumab in formulazione sottocutanea: in combinazione con bortezomib, ciclofosfamide e desametasone (D-VCd), per il trattamento dell’amiloidosi da catene leggere (AL) di nuova diagnosi e, in combinazione con pomalidomide e desametasone (D-Pd), per il mieloma multiplo già precedentemente trattato.
AIFA ha approvato la rimborsabilità di due nuove indicazioni terapeutiche per daratumumab, è il primo anticorpo monoclonale totalmente umano realizzato da Janssen che ha come bersaglio l’antigene CD38, una proteina espressa sulla superficie cellulare di una serie di neoplasie ematologiche, incluse le plasmacellule clonali del mieloma multiplo e dell’amiloidosi (AL), e ha una potente attività antitumorale.
Daratumumab, meccanismi di azione, efficacia e sicurezza
L’anticorpo monoclonale daratumumab induce la morte delle cellule neoplastiche attraverso numerosi meccanismi d’azione immuno-mediati.
La sua efficacia e sicurezza sono stati dimostrati da due studi di fase 3, randomizzati e in aperto: Andromeda e Apollo.
Lo studio Andromeda ha dimostrato che i pazienti con amiloidosi di prima diagnosi, trattati con la formulazione sottocutanea di daratumumab in combinazione con bortezomib, ciclofosfamide e desametasone, hanno ottenuto un tasso di risposta ematologica completa significativamente più alto rispetto ai pazienti trattati con il solo VCd.
Il profilo di sicurezza è risultato coerente con quanto osservato per i singoli farmaci.
Lo studio Apollo ha altresì evidenziato che l’aggiunta di daratumumab a pomalidomide e desametasone nel trattamento di pazienti con mieloma multiplo già trattato in precedenza ha ridotto significativamente il rischio di progressione o morte del 37% rispetto ai due farmaci assunti da soli.
La sopravvivenza libera da progressione mediana è risultata inoltre di 12,1 mesi nel braccio che ha aggiunto daratumumab rispetto ai 7 mesi di pomalidomide e desametasone.
Anche, più in generale i tassi di risposta sono stati significativamente più alti con D-Pd rispetto al solo Pd: risposta globale al 69% vs 47%; risposta parziale molto buona o migliore del 51% vs 21%; risposta completa del 27% vs 6%. Anche il profilo di sicurezza è risultato in linea con quello dei profili dei singoli componenti.
Prima terapia specifica per amiloidosi da catene leggere
«Nella sua formulazione sottocutanea è la prima specifica terapia in Italia, in combinazione con bortezomib e desametasone (D-VCd), rimborsata per il trattamento dell’amiloidosi da catene leggere (AL) di nuova diagnosi», ha spiegato Giovanni Palladini, direttore del Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche, Fondazione Irccs Policlinico San Matteo.
Rimborsato anche nel mieloma multiplo già trattato
Inoltre, il farmaco è ora rimborsato, in combinazione con pomalidomide e desametasone (D-Pd) per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo precedentemente trattato, in quanti hanno ricevuto almeno una precedente linea di terapia contenente un inibitore del proteasoma e lenalidomide, e che erano refrattari alla lenalidomide, o che abbiano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia contenenti lenalidomide e un inibitore del proteasoma, e che abbiano mostrato progressione della malattia durante o dopo l’ultima terapia.
Amiloidosi da catene leggere
Si tratta di una malattia ematologica rara, che si associa spesso alla presenza di disordini plasmacellulari, in particolare di mieloma multiplo, e che conta ogni anno circa 800 nuovi casi in Italia.
«La malattia è dovuta all’accumulo, nei tessuti e negli organi, di proteine in una forma tossica e insolubile, chiamata amiloide, che ne causa un danneggiamento. I sintomi associati all’amiloidosi AL sono diversi e aspecifici.
Questo può portare a un ritardo nella diagnosi, con il risultato che il trattamento viene iniziato quando lo stato di deterioramento della funzione dell’organo è già avanzato.
Data la difficoltà di diagnosticare la malattia tempestivamente, occorre una terapia che non sia solo efficace, ma anche rapida e ben tollerata, considerando anche la fragilità di questi pazienti», ha aggiunto Palladini.
Il mieloma multiplo
Si tratta di un tumore ematologico che ha origine nel midollo osseo ed è causato dalla proliferazione senza controllo delle plasmacellule. È una malattia che colpisce in prevalenza l’anziano: il 38% delle diagnosi interessano soggetti over 70.
I sintomi risultano aspecifici e frequentemente la diagnosi di mieloma avviene occasionalmente, a seguito di esami eseguiti per altre ragioni.
«Grazie agli avanzamenti della ricerca scientifica, oggi siamo in grado di diagnosticare la malattia in una fase precoce e, di conseguenza, trattare i pazienti in modo più efficace. Se infatti, agli inizi degli anni 2000, l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da mieloma multiplo era di circa 2-3 anni, oggi la sopravvivenza dei pazienti più giovani e candidabili alla chemioterapia intensiva e al trapianto di cellule staminali autologhe può eccedere i 10 anni.
Per questo, possiamo affermare che il mieloma stia diventando sempre meno una patologia acuta e sempre più una malattia cronicizzabile.
La disponibilità di nuovi farmaci in diverse combinazioni di trattamento ha cambiato l’approccio terapeutico, permettendo ai medici di orientare la scelta terapeutica di ciascun paziente non solo sulla base dell’efficacia, ma anche della tollerabilità e della via di somministrazione», ha sottolineato Roberto Mina, medico ematologo presso la divisione di Ematologia della Città della Salute e della Scienza di Torino e ricercatore universitario presso l’Università degli Studi di Torino.
La disponibilità e rimborsabilità della formulazione sottocutanea di daratumumab per queste due nuove indicazioni permette di migliorare la qualità di vita dei pazienti grazie anche alla significativa riduzione dei tempi di somministrazione del farmaco.