Tumore metastatico: nuovo approccio terapeutico

Uno studio internazionale di fase 3 mette in evidenza la maggiore efficacia di trastuzumab deruxtecan, usato in prima linea, rispetto alla chemioterapia.

Un recente studio internazionale, coordinato dal prof. Giuseppe Curigliano dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha dimostrato che il tumore al seno metastatico HR+ può essere trattato con due anticorpi coniugati, trastuzumab deruxtecan, in modo più efficace rispetto alla chemioterapia.

Si tratta di uno studio internazionale che ha visto la partecipazione di Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile, Giappone, Cina e Corea del Sud, e che ha arruolato 866 pazienti, tutte caratterizzate dall’avere una bassa espressione del recettore HER2. Pubblicato sul “New England Journal of Medicine”, il lavoro segna un possibile cambiamento nel trattamento dei tumori al seno metastatici HER+, che rappresentano il 70% circa di tutti i carcinomi alla mammella. Scendiamo nel dettaglio.

L’anticorpo coniugato permette una migliore sopravvivenza libera da progressione

La combinazione di trastuzumab deruxtecan viene già utilizzata per il trattamento di seconda linea del tumore al seno metastatico HER2+, dopo la chemioterapia, se questa non funziona come desiderato. In farmaco è composto da un anticorpo che riconosce il recettore HER2 anche quando debolmente espresso dalle cellule tumorali, vi si aggancia e rilascia localmente la molecola chemioterapica, di fatto aumentandone l’efficacia.

In questo studio, i ricercatori hanno messo a confronto gli esiti della chemioterapia con quelli della terapia con anticorpi coniugati trastuzumab deruxtecan. Entrambi i trattamenti sono stati somministrati dopo la terapia ormonale standard per gli stadi iniziali del tumore.

I risultati ottenuto sono molto interessanti, in quanto gli anticorpi coniugati trastuzumab deruxtecan migliorano la sopravvivenza libera da progressione di circa 5 mesi, rispetto alla tradizionale chemioterapia.

Il prof. Curigliano conferma che “questo studio è una pietra miliare verso la definizione di terapie efficaci per i tumori della mammella positivi per i recettori per estrogeni (ER+) metastatici e basso livello di espressione di HER2 (HER2 low). Per le pazienti è una svolta perché la parola stessa metastasi farà meno paura e aderiranno alle cure con più fiducia. Con la giusta sequenza di terapie, la cronicizzazione della malattia metastatica è oggi un obiettivo raggiungibile”.

Possibile pensare a una nuova strategia terapeutica per il tumore metastatico HER2+

Conclude Corigliano: <<nello studio le pazienti con tumore della mammella metastatico HR+, HER2-low e HER2-ultralow, trattate con trastuzumab deruxtecan dopo terapia endocrina hanno vissuto più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia, rispetto a quelle trattate con chemioterapia standard. Questo risultato cambia il modo di trattare il tumore del seno metastatico HR+, perché utilizzando trastuzumab-deruxtecan più precocemente non solo otteniamo un trattamento più efficace, ma possiamo estendere la popolazione di pazienti che può averne i benefici>>. I dati dello studio, chiamato “DESTINY-Breast06”, sono ancora immaturi per poter fornire indicazioni rispetto alla sopravvivenza generale. Ci sono però alcuni dati di sicurezza: trastuzumab deruxtecan sembra dare più spesso eventi avversi di grado 3 o superiori rispetto alla chemioterapia (52,8% contro 44,4%). L’evento avverso più frequente sembra essere la malattia polmonare interstiziale.

Studio: Bardia A, Hu X, Dent R et al. Trastuzumab Deruxtecan after Endocrine Therapy in Metastatic Breast Cancer. New England Journal of Medicine, 2024. Doi: 10.1056/NEJMoa2407086