Tumore al polmone, In Italia la prima immunoterapia adiuvante

In una nota rilasciata lo scorso 6 settembre, l’azienda farmaceutica Roche ha comunicato che arriverà, in Italia, “la prima e unica immunoterapia antitumorale in adiuvante per il trattamento del tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) in fase iniziale”.
L’anticorpo monoclonale atezolizumab, che Roche ha sviluppato, ha ottenuto l’autorizzazione alla rimborsabilità da parte di AIFA, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, a luglio ed è ora disponibile.

Dopo aver ricevuto, nel 2022, l’ok dall’Europa, è arrivato ora il semaforo verde italiano. Il tutto, basandosi sullo studio globale di fase III, multicentrico, open-label, randomizzato IMpower010, che ha dimostrato, con i suoi risultati, come il trattamento con atezolizumab in adiuvante, dopo resezione completa e chemioterapia a base di platino, “abbia ridotto il rischio di recidiva della malattia o di morte del 57% nei pazienti con NSCLC in stadio II-IIIA (secondo il sistema di stadiazione UICC/AJCC, settima edizione) con alta espressione di PD-L1 e in assenza di mutazioni di EGFR o riarrangiamenti di ALK, rispetto alle migliori terapie di supporto”.
Davanti a un dato che mostrava un tasso molto alto di recidive, ovvero circa il 60% dei pazienti in stadio II e il 75% dei pazienti in stadio III, con ricaduta a 5 anni dall’intervento, poter gestire, nello stadio precoce, un paziente con NSCLC, rappresentava una sfida fondamentale per la ricerca.

Infatti, come ha spiegato anche Silvia Novello, professore ordinario di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino e presidente WALCE Onlus, la frequenza della recidiva è significativa anche per quei pazienti in stadio precoce completamente resecati.
Da qui, l’importanza della ricerca, allo scopo di rendere guaribili questi stadi della malattia, riducendo la percentuale di recidive, tenendo sempre presente la qualità di vita del paziente. Poter contare su atezolizumab come prima immunoterapia approvata in adiuvante, aiuta a ridurre questo rischio di recidiva, aumentando le prospettive di cura dei malati.

Nello stadio precoce di NSCLC, però, è basilare che il paziente sia preso in cura da un gruppo multidisciplinare che, insieme all’oncologo, valuti e discuta il trattamento migliore per il malato.
Come ha spiegato Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Toracica, la rimborsabilità di atezolizumab permette al patologo di eseguire il test del PD-L1.
Se presente un’iperespressione di PD-L1, negli stadi patologici II-III selezionati si potrà praticare, dopo 2 mesi di chemio standard, un’immunoterapia per 1 anno.

Questa opzione, ha sottolineato de Marinis, consente di ridurre il rischio di morte di oltre il 58% e di aumentare la sopravvivenza a 5 anni del 18% rispetto alla sola chemio. Fondamentale è che la Lung Unit possa valutare, nella presa in carico del paziente, se questa terapia in adiuvante sia fattibile.