L’ibuprofene e altri antinfiammatori non steroidei (Fans), pur risultando efficaci nel trattare il dolore acuto, possono favorire il dolore cronico.
Alla base del meccanismo ci sarebbe l’infiammazione, come suggerisce uno studio pubblicato su Science Translational Medicine e condotto, sia sui pazienti sia sui topi, dai ricercatori dell’Università McGill di Montreal, in Canada, in collaborazione con i colleghi dell’Università Radboud di Nimega, nei Paesi Bassi, dell’Università della Carolina del Nord, dell’Università di Parma, del Policlinico di Monza e di altri istituti.
L’infiammazione serve
Gli scienziati hanno anzitutto analizzato i geni di 98 pazienti con lombalgia, concentrandosi sui neutrofili, un tipo di globuli bianchi che innesca la risposta infiammatoria. Hanno evidenziato che gli assistiti guariti dal dolore avevano mostrato, seppure transitoriamente, un livello elevato di neutrofili, mentre quelli in cui il dolore persisteva presentavano un basso livello di queste cellule.
Analoga situazione è stata rilevata in persone con disturbi temporo-mandibolari, che provocano dolore ai muscoli correlati a mandibola e orecchie.
«I neutrofili, che dominano le prime fasi dell’infiammazione, preparano le basi per la riparazione del danno ai tessuti. Se questo processo viene bloccato, la lesione non guarisce e il dolore si protrae», ha spiegato Jeffrey Mogil, neuroscienziato dell’Università McGill e coautore dello studio.
Nella fase successiva della ricerca, gli esperti hanno coinvolto topi con dolore, sottoponendoli a vari esperimenti. In particolare, i roditori trattati precocemente con Fans sono andati incontro a un prolungamento del dolore di oltre due volte rispetto a quelli che avevano assunto altri analgesici, come il paracetamolo.
Inoltre, gli animali a cui sono stati bloccati i neutrofili hanno registrato un dolore prolungato fino a dieci volte rispetto a quelli in cui le cellule hanno potuto agire.
D’altro canto, l’iniezione periferica di neutrofili ha impedito lo sviluppo del dolore di lunga durata indotto dalla somministrazione di un antinfiammatorio.
Un’indagine su 500 mila persone
Questi risultati sono stati confermati da un’analisi che ha coinvolto circa 500 mila persone con lombalgia nel Regno Unito, la quale ha evidenziato che coloro che assumevano Fans per contrastare il dolore acuto avevano maggiori probabilità di soffrire di dolore da due a dieci anni dopo rispetto a chi usava altri analgesici.
«Da tutto ciò si evince che interferire con il processo infiammatorio attraverso l’impiego di Fans può avere un effetto positivo sul dolore a breve termine, ma rischia di innescare il dolore a lungo termine», ha affermato Massimo Allegri, anestesista e terapista del dolore al Policlinico di Monza. «Potrebbe perciò essere giunto il momento di riconsiderare il modo in cui trattiamo abitualmente il dolore».
Paola Arosio