Tirzepatide, presentati i risultati dello studio Summit

Il farmaco consente la riduzione del rischio di riacutizzazione dello scompenso cardiaco, migliora la resistenza alla fatica e favorisce il dimagrimento.

Circa il 2% della popolazione italiana vive con lo scompenso cardiaco, patologia la cui prevalenza cresce con l’invecchiamento, attestandosi sul 10% dopo i 65 anni e sul 15% dopo gli 85: si parla di circa 600 mila pazienti, con circa 80 mila nuovi casi l’anno.

Un buon 50% di questi soggetti soffre, in particolare, di insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata, caratterizzata da un ventricolo sinistro che non riesce più a svolgere il proprio compito di eiezione con efficienza. I sintomi, in questo caso, sono affaticamento, dispnea e ridotta capacità di sostenere attività fisiche. In Italia circa 400 mila dei pazienti con scompenso cardiaco soffrano anche di obesità.

Potrebbe aiutarli tirzepatide, farmaco di Lilly che ha da poco superato lo studio clinico di fase III Summit dando esiti positivi. Lo studio è multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, parallelo e controllato con placebo. Il farmaco è un antagonista dei recettori GIP (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente) e GLP-1 (peptide glucagone-simile-1) e deve essere assunto una volta la settimana.

Le caratteristiche dello studio Summit

Sono stati 731 i partecipanti allo studio Summit, provenienti da Stati Uniti, Argentina, Brasile, Cina, India, Israele, Messico, Porto Rico, Russia e Taiwan. La randomizzazione utilizzata è 1:1… il 25% dei pazienti ha quindi assunto un placebo, il 25% una dose di 5 mg di farmaco, il 25% una dose da 10 mg e il restante 25% una dose da 15 mg. Queste sono le dosi iniziali, poi si è valutato quale fosse la massima tollerata e ci si è attestati su quella.

Gli autori hanno valutati gli effetti delle varie opzioni sul rischio dell’endpoint composito del tempo alla prima occorrenza di visita urgente per insufficienza cardiaca, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, intensificazione dei diuretici orali e morte cardiovascolare al completamento degli studi. Inoltre è stato valutata la variazione dello score Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire Clinical Summary rispetto al basale.

Il farmaco ha centrato tutti gli endpoint

L’assunzione di tirzepatide ha ridotto il rischio composito di insufficienza cardiaca del 38% rispetto al placebo, con un follow-up mediano di 104 settimane. Ma non solo.

Sono stati raggiunti anche gli endpoint secondati, ovvero il miglioramento della capacità di sostenere la fatica, valutato con il 6-Minute Walk-Test Distance (6MWD), la riduzione della proteina C-reattiva ad alta sensibilità, che indica lo stato di infiammazione, e anche la riduzione del peso corporeo, sceso del 15,7% sia nella popolazione con diabete di tipo 2 che in quella senza.

Grazie a questo farmaco è quindi possibile affrontare entrambe le patologie con successo. Il profilo di sicurezza sembra buono, con eventi avversi generalmente di entità lieve o moderata e che interessano l’apparato gastrointestinale, ovvero diarrea, nausea, stipsi e vomito.