Il ruolo del farmacista ospedaliero nelle realtà sanitarie sta cambiando in tutto il mondo, con un sensibile aumento delle sperimentazioni che vedono questo professionista intervenire a sostegno dei clinici in vari aspetti della terapia farmacologica.
Uno studio presenta un programma gestito proprio da farmacisti ospedalieri per supportare la transizione della terapia insulinica da somministrazione endovenosa a sottocutanei in pazienti critici ricoverati in Terapia Intensiva.
Il protocollo è stato ideato dall’Eskenazi Health Hospital di Indianapolis e testato insieme al Purdue University College of Pharmacy di West Lafayette. Il paziente critico non si alimenta normalmente, ma viene nutrito tramite soluzioni apposite: ciò può modificare di molto la concentrazione di glucosio nel sangue e, in caso di diabete, richiede degli accorgimenti rispetto alla terapia insulinica.
Il primo punto da verificare, prima di sospendere la terapia endovenosa in favore di quella sottocutanea, è la stabilizzazione della glicemia del paziente. A questo punto si può effettuare il passaggio, che richiede però una serie di conti per quantificare la dose corretta di insulina da somministrare al paziente ai pasti. Questo passaggio può essere gestito in modo più corretto e preciso dal farmacista ospedaliero che, in questo modo, alleggerisce anche il clinico e lo staff di Terapia Intensiva.
Gli autori hanno allestito uno studio retrospettivo e osservazionale basato sui dati di pazienti ricoverati in Terapia Intensiva medica o chirurgica sottoposti a infusione endovenosa continua di insulina IV. Sono stati esclusi i pazienti sotto i 18 anni, in gravidanza, o con diagnosi di chetoacidosi diabetica, stato iperglicemico iperosmolare, sovradosaggio di calcio-antagonisti o β-bloccanti o ipertrigliceridemia.
Gli autori hanno messo a confronto esiti ottenuti prima dell’applicazione del protocollo e dopo. Gli obiettivi dello studio erano: verificare se il protocollo permette di valutare la percentuale di concentrazioni di glucosio entro l’intervallo target da 70 a 150 mg/dl nel periodo di transizione verso la terapia sottocutanea, ovvero 48 ore; valutare la percentuale di concentrazione di glucosio all’interno del range corretto nelle ore che seguono la transizione, in particolare tra il momento 0 e le 12 ore e tra le 12 e le 24 ore; valutare l’incidenza, tra i pazienti, di ipo e iper glicemia; valutare la percentuale di pazienti che necessita di dosi di aggiustamento di insulina all’inizio della transizione.
I risultati sono interessanti. I farmacisti clinici sono infatti riusciti a mantenere la glicemia nel range target, tra 70 e 150 mg/dL, nel 58% dei casi entro le 12 ore dalla transizione, nel 40% dei casi entro 24 ore e nel 47% entro le 48 ore.
Altrettanto importante, nel gruppo di pazienti seguiti dai farmacisti il tasso di ipoglicemia è risultato inferiore che negli altri e non ci sono stati casi di ipoglicemia grave. Per quanto riguarda l’iperglicemia, questa si è verificata nel 28% dei casi, e nel 27% in modo grave. Purtroppo, lo studio non è open access e quindi non è possibile osservare ulteriori risultati, ma gli autori concludono sottolineando che questo lavoro dimostra che i farmacisti possono effettivamente gestire la transizione tra le due terapie insuliniche in modo sicuro per i pazienti.
(Lo studio: Gerhardt JM, Dine SA, Foster DR, Lodolo AC, McIntire AM, Peters MJ, Rhew TA, Walroth TA. Development of a pharmacist-managed protocol for the transition from intravenous to subcutaneous insulin in critically ill adults. Am J Health Syst Pharm. 2022 May 23:zxac141. doi: 10.1093/ajhp/zxac141. Epub ahead of print. PMID: 35605142)
Stefania Somaré