Terapia antivirale orale, prospettive e opportunità

Organizzato da MSD Italia lo scorso 3 dicembre, “Covid-19: prospettive e opportunità della terapia antivirale orale” è stato un evento volto a fare chiarezza sul Covid-19, approfondendo il ruolo e le responsabilità dei media nella comunicazione sulla pandemia e indagando le prospettive e le opportunità offerte dall’innovativo trattamento precoce con il molnupiravir, prima terapia antivirale orale.

Nella storia di ogni malattia esiste una svolta. Quella del Covid è stata segnata dall’arrivo di vaccini in tempi record. Probabilmente nessuno avrebbe scommesso sul fatto che le terapie sarebbero arrivate addirittura dopo. Infatti, dopo i fallimenti di farmaci utilizzati off label, si è arrivati al primo farmaco antivirale somministrato per infusione con specifica indicazione per Covid e quindi agli anticorpi monoclonali utilizzati in combinazione nelle prime fasi dell’infezione. Infine, il primo antivirale specifico contro la proteina spike.

Dove siamo, dove stiamo andando

«Difficile dire quanto ci vorrà, ma ormai è chiaro dove stiamo andando», ha sostenuto Pierluigi Lopalco, professore di Igiene presso l’Università del Salento. «La comparsa di questo virus ha sconvolto, oltre alle vite dei cittadini di tutto il mondo, anche solidi sistemi sanitari ed economici.

A differenza delle pandemie del passato, tuttavia, i progressi scientifici hanno consentito in breve di sviluppare vaccini e farmaci in grado di deviare il corso naturale della diffusione pandemica e virare verso una circolazione endemica del virus. Quanto tempo occorrerà è ancora difficile da stimare, e di tanto in tanto si assisterà all’avvicendarsi di nuove ondate, ma certamente la strada intrapresa con la vaccinazione di massa sta portando nella direzione di una progressiva endemizzazione».

L’arrivo di nuove varianti – come la Omicron negli ultimi giorni – desta ancora grande allarme. In Italia, tuttavia, la copertura vaccinale è ormai prossima al 90% (88%) per quanto concerne gli over 12, con una messa in sicurezza delle categorie più a rischio, fattore questo che ha ridotto drasticamente la mortalità del Sars-Cov-2 rispetto a quanto verificatosi nel corso della prima ondata di marzo-aprile 2020.

L’infodemia e l’insorgere di movimenti negazionisti e no vax

In questa situazione emergenziale, tuttavia, non sono stati in molti a plaudere dei successi della scienza: anzi, è stata osservata la progressiva comparsa di movimenti negazionisti, no vax e antiscientifici, complice l’infodemia e una sostanziale mancanza di strategia comunicativa da parte delle autorità sanitarie.

In questo mare magnum informativo ampio spazio è stato lasciato al proliferare di fake news di ogni genere, che hanno alimentato dubbi, incertezza e paura.

Ripristinare una corretta informazione appare dunque indispensabile per poter ristabilire un rapporto di fiducia con il mondo della scienza medica che è alla base di qualsivoglia successo di programmi di prevenzione e cura.

La terapia antivirale orale con molnupiravir

Due concetti sono ormai condivisi rispetto all’infezione da Sars-Cov-2: la fase virale della malattia è generalmente di breve durata e l’entità della carica batterica è proprio ciò che condiziona l’esito e quindi il rischio di progressione. È quindi importante intervenire tempestivamente. Le opzioni a oggi disponibili sono due: la terapia con anticorpi monoclonali specifici in grado di anticipare la risposta adattiva e i farmaci antivirali.

Tra questi ultimi si inserisce proprio il molnupiravir, che agisce inibendo la replicazione virale «il più avanzato a livello di sperimentazione clinica in grado di alterare la conformazione dell’RNA virale», ha sostenuto Pierluigi Viale, direttore UOC Malattie Infettive Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna.

Alcuni dati

«Per quanto i dati dei trial registrativi non siano stati ancora diffusi, un primo studio di fase 2 ha mostrato», ha proseguito Viale, «che soggetti che necessitavano il ricovero, trattati con molnupiravir a diversi dosaggi (200,400 e 800mg al giorno) per 5 giorni consecutivi, registravano una caduta significativa della carica infettiva al giorno 3 e una completa negatività al giorno 5 con la somministrazione di 800 mg di farmaco al dì».

Anche il successivo studio di fase 3 – Move-OUT – ha confermato i dati virologici sia per quanto riguarda il rischio di ospedalizzazione sia per quanto attiene ai decessi (in uno studio randomizzato, nessun decesso tra i pazienti trattati con molnupiravir a fronte di 8 trattati con placebo). Inoltre, la sicurezza del farmaco è stata confermata dalla bassa incidenza degli effetti collaterali.

«A fronte di queste evidenze è possibile affermare che un trattamento precoce con un farmaco come il molnupiravir può cambiare in maniera significativa la prognosi della malattia, con ricadute tanto sulla salute dei singoli quanto sulla collettività e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari», ha concluso Viale.

Elena D’Alessandri